Nino di Matteo: siamo tutti, o quasi, con te

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Nino Di Matteo, giudice impegnato in prima linea sulla trattativa Stato-mafia e sotto scorta dal 1995, sta decidendo in queste ore su un suo possibile trasferimento dopo esser stato convocato dal vicepresidente del CSM per motivi di sicurezza. Recentemente aveva fatto richiesta per il posto vacante da vice-procuratore nazionale antimafia.

Nino Di Matteo, magistrato dal 1991, indaga sulla trattativa Stato-mafia

Nino Di Matteo, magistrato dal 1991, indaga sulla trattativa Stato-mafia

“Io dissi che lo faccio fare peggio del giudice Falcone”. Erano le nove e sedici minuti del 16 novembre 2013 quando ‘U Curtu, al secolo Salvatore Riina, confidò al proprio compagno di cella la fine che avrebbe fatto fare a Nino di Matteo. Una minaccia, una promessa, una condanna a morte per chi ha fatto della lotta alla mafia la propria battaglia non solo professionale ma anche e soprattutto personale da sempre. Soprattutto da quando nel 1999 ha cominciato ad indagare sugli omicidi dei giudici Paolo Borsellino, Rocco Chinnici, Giovanni Falcone, Antonino Saetta e degli uomini delle loro scorte per poi condurre anche le indagini sulla trattativa Stato-mafia. Antonino Di Matteo, nato a Palermo nel 1961, sta attraversando ore difficili che potrebbero cambiare la sua vita, infatti poco tempo fa è stato convocato a Palazzo dei Marescialli, sede del Consiglio Superiore della Magistratura, dove ha discusso assieme al vicepresidente del CSM Giovanni Legnini di un suo probabile trasferimento per ragioni di sicurezza.

Non è stato sufficiente affidargli la scorta nel 1995 né è bastato assegnarli un Bomb Jammer, dispositivo che permette di neutralizzare o quanto meno di prevenire crimini condotti attraverso mezzi radio-controllati a distanza. Dopo il rifiuto del mezzo blindato Lince, simile per caratteristiche ad un carro armato, che Di Matteo riteneva inappropriato per circolare all’interno di un centro abitato, si è pensato che fosse il caso di allontanarlo dalla sua terra natia in cui svolge la propria professione da più di venticinque anni, si è mobilitato persino il tanto quiete Presidente della Repubblica, nonché presidente del CSM, Sergio Mattarella che gli ha vivamente consigliato di andar via da Palermo. Di Matteo aveva espresso recentemente la volontà di trasferirsi, avendo fatto richiesta per uno dei due posti vacanti come vice della Procura nazionale antimafia ma il CSM rigettò discutibilmente la domanda, nonostante il curriculum del pubblico ministero in questione, perché non aveva allegato “l’attestazione dell’avvenuta richiesta del parere attitudinale”. Sarebbe certamente apprezzabile una vicinanza al magistrato da parte delle istituzioni che in queste occasioni è quasi sempre assente, salvo, poi, ricordarsene successivamente, quando ormai è troppo tardi, sarebbe cosa gradita combattere al suo fianco e non chiedergli di andare via né aspettare di sentire l’eco della bomba prima di attivarsi

corteo di decine di palermitani a sostegno di Nino Di Matteo

corteo di decine di palermitani a sostegno di Nino Di Matteo – Foto di “Palermo Today”

Sarebbe bene prendere esempio dall’impegno civile di quelle decine di palermitani che pochi giorni fa hanno sfilato in un corteo sottolineando l’importanza di risvegliare le coscienze perché noi cittadini questo possiamo fare, possiamo parlarne, scriverne, fare passaparola, solo in questo modo possiamo mostrare vicinanza ad un uomo per cui il tritolo è già pronto a pochi passi dalla sua abitazione. Evitiamo che sia solo, come è successo altre volte, facciamoci sentire. Insomma, Di Matteo e tutti quelli come lui che ogni giorno si giocano la propria pelle per ribellarsi contro il male assoluto del nostro Paese, evitiamo di isolarli da vivi per poi piangerli da morti. E ricordiamoci: LA MAFIA È UNA MONTAGNA DI MERDA.

Farouk Perrone per RadioEco