Il primo editoriale politico di RadioEco. Basta un clic per conoscere gli eventi politici più importanti della settimana, non solo dall’Italia, ma dall’Europa e dal mondo.
Per questa settimana…
Politica Estera: Islamici benvenuti a Goro, benvenuti in Italia
«Islamici, tornate nel vostro califfato! Lasciate la città, tornate da Al Baghdadi»! Il cartello anti-islam ha campeggiato per alcune ore nella chiesa di Gorino Ferrarese, la frazione di 590 abitanti che la scorsa settimana con barricate, rabbia e veemenza si è opposta alla accoglienza di dodici donne profughe e otto bambini.
Gorino non è vicino a Ferrara. È lontana da tutto. Un panorama piatto. Una provincia del nord Italia a cavallo tra il delta del Po e il mare. Una volta questi luoghi erano vere e proprie isole immerse nella palude, villaggi di pescatori irraggiungibili, scogli nella nebbia.
Oggi in questa nordica tranquillità vivono lavoratori semplici e comuni: fanno la spesa nell’alimentari sotto casa, la domenica in chiesa, i vecchi davanti al bar, il sabato sera in trattoria. Una vita serena, pacifica, di benessere.
Proprio in un piccolo paese come questo, fatto di italiani seri e genuini, gli abitanti hanno l’opportunità di fare politica direttamente: decidere sul futuro della propria “polis” in prima persona. Senza filtri e in maniera immediata.
A Gorino Ferrarese i cittadini hanno fatto la loro scelta politica. «Dicono dodici donne, poi diventa un’invasione». «Noi paghiamo le tasse, il paese è nostro». Una reazione violenta e spontanea certo, ma la responsabilità va cercata anche altrove.
Nella politica locale che non ha saputo gestire la notizia dell’arrivo dei profughi dialogando con gli abitanti. In parte nella politica nazionale che da anni fomenta una visione distorta dell’accoglienza, soprattutto al nord. Ma ancora più attenzione facciamola per le persone che gridano allo scandalo: probabilmente proprio loro – per primi – avrebbero reagito in ugual misura per difendere il proprio orticello, le proprie cose. Ma da chi? Da che cosa? Da dodici donne e otto bambini. Ah, a proposito, proprio a voi: “Benvenuti in Italia”.
Luca Goerg
Politica Estera – dall’Europa: Islanda, “i pirati” manca l’exploit. Elezioni ai conservatori
Tracollo dei progressisti, delusione tra il partito anti-sistema dei Pirati, successo dei conservatori che si mettono dietro nei sondaggi il partito de I Verdi. Sono questi i risultati che emergono dalle elezioni in Islanda del 29 ottobre. I risultati dicono: alla formazione conservatrice degli Indipendentisti il 29% dei voti, i Verdi il 15,9%, i Pirati al 14,5% mentre lo schieramento progressista si attesta al 11,5%.
Per gli Indipendentisti, già nel governo di coalizione dopo le elezioni del 2013, la possibilità di formare il governo anche se il rischio di ingovernabilità attualmente risulta abbastanza alto. Indispensabili a tale proposito avviare consultazioni per creare nelle nuove alleanze. Se da un lato comunque c’è soddisfazione, niente di questo si può dire per la fazione progressista che, come ampiamente annunciato, è crollata dopo lo scandalo “Panama Papers” che ha coinvolto il suo l’ex-leader nell’aprile scorso e le seguenti dimissioni dal ruolo di Premier.
Leggera delusione anche per il partito anti-sistema dei Pirati che non ha rispettato fino in fondo le proiezioni della vigilia. La speranza che la popolazione potesse stroncare i partiti che diedero vita al vecchio governo di coalizione, ovvero i progressisti ed i conservatori, è rimasta vana e così i Pirati si sono dovuti consolare con il terzo risultato che comunque mette in luce il grande balzo in avanti della formazione nata appena quattro anni fa. Evidentemente gli islandesi non si sono voluti affidare ad un partito così giovane e di poca esperienza.
Adesso parte la caccia all’alleanza che i conservatori dovranno assolutamente trovare per poter governare. Pena, l’ingovernabilità. E a tale proposito tutti gli schieramenti sono chiamati in gioco.
Giacomo Corsetti
Politica estera – dal mondo: “Emailgate”: il caso che rischia di riaprire le presidenziali USA
La riaperta delle indagine sul cosiddetto caso “Emailgate” che coinvolge la candidata democratica Hillary Clinton potrebbe portare ad una inattesa riapertura nella contesa per la Casa Bianca in programma il prossimo 8 novembre e che vede il candidato Repubblica Donald Trump in svantaggio nei sondaggi.
James Coley, capo dell’FBI, ha fatto sapere in una lettera l’intenzione di riaprire l’indagine per verificare nuove email rinvenuto dopo il sequestro di alcuni dispositivi elettronici di Huma Abedin, braccio destro dell’allora Segretario di Stato. L’obiettivo è controllare se al loro interno ci possa essere del materiale classificato.
Se nel luglio scorso la vicenda era stata chiusa per l’assenza di prove di illeciti, nonostante un ammonimento di negligenza nei confronti della Clinton e del suo staff, la riapertura del caso Emailgate potrebbe portare ad esiti inaspettati verso la corsa alla Casa Bianca a favore della fazione repubblicana rappresentata da Donald Trump che per tutta la sua campagna elettorale aveva attaccato sulla questione dell’email la rivale democratica arrivando anche ad affermare che dovrebbe “essere in prigione” per questo.
“Un grande giorno”, così lo ha definito il miliardario di New York appena saputa la notizia. Soddisfazione anche dal parte dello speaker alla Camera e rivale di Donald Trump all’interno del Partito Repubblicano, Paul Ryan, il quale ha affermato come la Clinton abbia “tradito la fiducia degli americani”. Un evento che sembra aver temporaneamente nascosto quelle crepe interne nel GOP che si erano palesate lungo tutta la campagna del magnate americano, dalla corsa per la candidatura fino a quella per la presidenza.
Un colpo di scena che potrebbe ribaltare una sfida che sembrava decisa dopo i tre scontri televisivi avuti nell’ultimo mese e che invece, a questo punto, pare che sarà incerta fino all’ultimo minuto.
Giacomo Corsetti
Notizie belliche: Mosul, una città in guerra
Mosul, Iraq. La città definita come capitale dell’Isis è in piena guerra da 16 giorni e dalle ultime notizie si apprende che le forze alleate contro l’Isis sono ad un passo dalla riconquista. Il governo di Bagdad ha chiarito che gli unici che potranno entrare in città sono le forze federali di Bagdad e le milizie sunnite che nell’offensiva contro lo Stato Islamico sono accompagnate dalle forze curde Peshmerga, dai miliziani sciiti filo-iraniani e dalle forze dell’ONU.
Notizie Ansa riportano l’avanzata degli alleati a pochi metri dalla città affermando che le forze dell’Isis tentano di evitare l’avanzata degli alleati tramite l’utilizzo di civili come scudi umani: l’ultimo tentativo è stato fermato da un raid aereo che ha impedito il transito dei mezzi pieni di civili da sfruttare in quel modo.
Le forze speciali irachene sono poi riuscite a conquistare il palazzo della TV di Mosul da dove, insieme alle forze statunitensi, hanno trasmesso messaggi ai civili affermando di rimanere nelle proprie case e attendere l’arrivo di quelli che ormai vengono definiti liberatori.
L’ONU intanto notifica il numero di vittime nell’intera area: 1.792 persone sono rimaste uccise in Iraq nel mese di ottobre rispetto alle 1.003 del mese precedente. Almeno 1.120 di queste sono civili. I feriti arrivano a 1358.
L’offensiva contro l’Isis continua e la sconfitta della città di Mosul potrebbe rappresentare la sconfitta ultima, ma il prezzo che quelle terre stanno pagando è molto alto. Secondo gli analisti, le prossime ore saranno fondamentali per le sorti dell’offensiva.
Giammario Spada
Ultim’ora: Referendum: Alfano disponibile al rinvio
In seguito alla serie di terremoti e alla continua attività sismica che colpisce il centro Italia, in molti si ritrovano senza un tetto o nella migliore delle ipotesi con una forte incertezza per il futuro. Dalla necessità di trovare rimedi per l’enorme disagio, tutte le forze politiche si mettono a disposizione della causa. Da questa necessità è partita l’ipotesi di rinviare il referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre. Alfano, il ministro degli Interni nel governo Renzi, afferma che ”non sarà il governo a proporrei il rinvio, ma è aperto nel caso in cui le opposizioni fossero disponibili” motivando questo gesto come un tentativo di aiuto alle popolazioni terremotate.
Non è stato ancora proposto il rinvio effettivo da parte delle opposizioni, ferme ancora nella valutazione di agire in questo senso. Le opposizioni sono composte da Forza Italia (che affrontò diversi momenti di crisi del genere), M5S (con Grillo che è pronto ad unire le forze per aiutare il centro Italia), Fratelli d’Italia, Sinistra Italiana e Lega Nord.
Giammario Spada
Per RadioEco: Luca Georg, Giacomo Corsetti, Giammario Spada