24 ottobre 2016, Pakistan: attacco rivendicato dal gruppo estremista sunnita Lashkar-e-Jhangvi.
“Attentato suicida in un ospedale in Pakistan“; “Attentato nel nord del Pakistan”; “Attentato suicida in una moschea in Pakistan”; “Attentato contro un’accademia di polizia in Pakistan”: questi sono solo alcuni dei titoli che negli ultimi mesi il Pakistan ha suggerito ad alcune testate giornalistiche mondiali. L’ultimo si riferisce all’attacco, rivendicato dal gruppo estremista sunnita Lashkar-e-Jhangvi, compiuto il 24 ottobre scorso da tre miliziani contro una scuola di polizia a Quetta. Messo in secondo piano in favore delle più mediatiche imprese del Califfato nel campo di battaglia tra Siria e Iraq, il cosiddetto Af Park, confine tra Pakistan e Afghanistan, ormai caduto nel dimenticatoio dell’Occidente, si dimostra da un decennio a questa parte sempre più protagonista di atti terroristici. Questa volta i militanti hanno fatto irruzione nel compound della polizia alle 23:00, mentre 700 tra cadetti, agenti e ufficiali dormivano. Dopo circa quattro ore di scontri a fuoco con i poliziotti, due tra gli attentatori hanno attivato le cinture esplosive e si sono fatti esplodere, causando circa 60 morti e 120 feriti. Dal 2007 a oggi questo è il 23esimo attentato. “Ma perché il Pakistan?” Si interrogheranno molti, ignorando che qui negli anni ottanta, in risposta all’invasione sovietica dell’Afghanistan, si è inaugurata la jihad e furono formati dai governi di Islamabad i primi battaglioni talebani. Nato nel 1947 per merito dell’azione de “il Movimento del Pakistan” guidato da Muhamadd Ali Jinnah, è l’unico paese indipendente creato in nome dell’Islam. Dal 2000 ad oggi 40 000 sono i civili che hanno perso la vita in attentati terroristici, figli di una guerriglia contro il Governo centrale, che prende di mira soprattutto la comunità sciita. Come se non bastasse, l’incalzante povertà ha spinto negli ultimi decenni otto milioni e mezzo di pakistani ad emigrare all‘estero, formando grosse comunità in Arabia Saudita, Gran Bretagna, Stati Uniti e Italia. Ma mentre le tensioni sociali tra etnie e minoranze religiose diverse mettono in ginocchio la popolazione, l’Europa e l’Occidente in particolare si tappa gli occhi. Niente fiaccolate, niente cortei, niente monumenti illuminati: questi onori spettano solo alle vittime terroristiche di serie A. Per quelle di serie B l’attenzione è minore.
Costantino De Luca per Radioeco