La Grande Bellezza si sposta al Vaticano. Paolo Sorrentino, grazie a HBO e SKY Atlantic, porta sul piccolo schermo uno dei suoi progetti più ambiziosi, The Young Pope. Dopo aver visto le prime due puntate in anteprima alla Mostra del cinema di Venezia, abbiamo deciso di recensire per voi. L’appuntamento con The Young Pope è stasera (21 ottobre 2016) su SKY Atlantic.
Di Elisa Torsiello
Una piramide fatta di bambini dormienti, simbolo di giovinezza. Il balcone da cui rivelarsi al mondo dei fedeli, simbolo di religiosità. E poi, la congiunzione dei due sogni insieme, atti a plasmare il giovane papa, o meglio, il “The Young Pope” targato Paolo Sorrentino.
Non poteva che avere un inizio migliore, nel suo essere visivamente suggestivo e ricco di significati nascosti e mai banali, l’attesissima serie televisiva con protagonista uno straordinario Jude Law e un altrettanto incommensurabile Silvio Orlando. Certo, quello visto alla Mostra del Cinema di Venezia non è stato altro che un piccolo assaggio di una serie che riserberà il meglio (si spera) nelle prossime otto puntate; eppure si lascia presagire già la sensazione che quello a cui assisteremo sarà uno spettacolo per gli occhi, volto più a misurare il peso di una responsabilità come quello di divenire guida spirituale di milioni di fedeli, piuttosto che lente indagatrice di una corruzione e di una corsa al profitto che sta piano piano marcendo il mondo della Chiesa.
La scelta di impiegare l’arte del sogno come incipit narrativo non è causale. Solo in un sogno, quando la difesa razionale è abbassata e a prendere piede è la parte più inconscia di noi stessi, si possono dare fattezze ai desideri più reconditi e nascosti, rivelando così le vere intenzioni e le reali prospettive intrinseche in ognuno di noi. Essere Papa non deve essere facile, e la paura di tale responsabilità viene tutta percepita attraverso una serie di immagini oniriche, rese attraverso per mezzo di inquadrature in camera fissa, e sottolineate da una colonna sonora disturbante.
Cosa succede, però, se tale paura viene provata da un uomo che non crede? A rivelarlo è un discorso talmente rivoluzionario, da doversi limitare ai confini del sogno, ma che proprio per questa natura onirica rivela esplicitamente quanto Papa Pio XIII, una volta ottenuta la Chiesa tra le proprie mani, vorrebbe plasmare a sua immagine e somiglianza, come un nuovo Dio.
Il Papa di Jude Law si presenta al mondo con le fattezze di un divo del cinema e un atteggiamento da rockstar. Lo dimostra quell’abbraccio dal pulpito che più un saluto ai fedeli, pare maggiormente un abbraccio ai propri ammiratori in estasi, giunti sotto al palco per ascoltare l’esibizione del proprio artista preferito.
Quello portatoci da Sorrentino è un Papa Giovane alla guida di un’istituzione vecchia e, nella sua mentalità, fortemente antiquata perché incapace (almeno all’apparenza) di stare ai passi coi tempi. Una contraddizione che si fa subito colonna tematica e su cui il regista va ad appoggiare la propria opera. Le due immagini così simili, eppure diametralmente opposte a livello visivo e semantico, con cui si aprono e chiudono le prime due puntate, si fanno emblema di questa contraddizione. Il presentarsi al popolo come una stella della musica ribelle all’inizio, e il successivo rifiuto di mostrarsi ufficialmente agli occhi del mondo cattolico in chiusura, nascondono in seme un atteggiamento egoistico e insensibile alle regole tipico di Lenny (AKA Papa Pio XIII). Lenny stesso, ama descriversi come mero simbolo delle contraddizioni umane: orfano che si fa padre e madre della Chiesa; il Dio fatto uomo che dovrebbe con la sua luce illuminare il cammino dei fedeli, ma che decide di avvolgersi nell’ombra, senza mostrare mai il proprio volto; veste l’abito bianco della purezza, ma si comporta come una rockstar dall’animo turbolento appena emerso dalle fiamme infernali. Nei suoi sogni Lenny immagina una Chiesa rivoluzionaria, dove il mero atto sessuale senza scopo di procreazione non è più peccato, e in cui la libertà personale è più importante del senso del peccato, ma una volta destatosi, si rivela freddo, calcolatore, misantropo. Più che della fede, si nutre di solo Cherry Coke. Il suo è un animo arido, ma che nel profondo, nasconde una tempesta emotiva pronta a sgorgare. Secondo uno strano gioco di proprietà transitiva, ecco che la contraddizione umana di Papa Pio XIII, si estende a tutto il mondo della chiesa, rasentando quasi il paradosso: quelli che animano i freddi e infiniti corridoi del Vaticano, sono cardinali che fumano nonostante l’asma, chiedono distrattamente l’assunzione dai peccati mentre la loro fede è tutta concentrata sullo schermo di un cellulare; la fede religiosa viene surclassata da quella calcistica. Lo stesso titolo, The Young Pope, pare nascondere in sé una contraddizione implicita, nel momento in cui a un sostantivo come Papa, capace di nascondere in sé un sistema radicato a regole medievali, viene affiancato un aggettivo come “giovane”.
Impeccabile ancora una volta la resa visiva dell’opera. Sorrentino è riuscito ad adattare al linguaggio televisivo i propri stilemi registici, rendendo subito riconoscile la propria firma autoriale. Le inquadrature in camera fissa, il senso dell’onirico che va di pari passo con quello della realtà, una successione martellante di dettagli… tutto parla di Paolo Sorrentino. Eppure vi è meno sibillismo rispetto alle sue opere cinematografiche precedenti. Pur giocando su un minimalismo di dialoghi, volto a puntare come sempre sulla potenza evocativa delle immagini, il regista partenopeo è stato capace di proporre una sceneggiatura meno criptica, più coinvolgente, dando così vita a un’opera atta a colpire sia la mente (e quindi la ragione), che lo spirito.
A far da cornice a questo trionfo di immagini e contraddizioni, una fotografia calda e quasi “polverosa”, memore di quell’atmosfera sospesa, ma allo stesso opprimente e claustrofobica, che circonda il fedele in Chiesa; non da ultimo una colonna sonora che alterna momenti lirici a puro rock; una commistione di sacro e profano, di alto e faceto, che rafforza l’idea di in un pastiche spirituale, in cui tutto parla di contraddizione.
Non ci resta che aspettare il resto delle due puntate, sperando che la bellezza a cui abbiamo assistito nel corso di queste due puntate non venga, almeno lei contraddetta.
VOTO: 8