Lo scorso lunedì pomeriggio abbiamo seguito presso la Stazione Leopolda di Pisa un dibattito sulla riforma costituzionale, sulla quale saremo chiamati ad esprimerci il prossimo 4 Dicembre.
Il dibattito, organizzato dal Comitato Possibile ‘Gli Spettinati’ di Pisa, ha visto la partecipazione dell’on. Civati, numero uno di Possibile, e di Andrea Pertici, professore di diritto Costituzionale presso il Dipartimento di Giurisprudenza di Pisa ed autore del libro “La Costituzione spezzata”.
Entrambi hanno provato a spiegare le ragioni del No dinanzi ad una platea di circa 200 persone nell’ambito del “Tour Ricostituente” partito la scorsa estate e che ha attraversato numerose piazze italiane. Civati, deputato lombardo, si è reso noto alla cronaca politica dopo aver partecipato e perso alle primarie del 2013 con Renzi e Cuperlo ma ancor di più per aver combattuto all’interno del PD votando contro Jobs Act, Italicum e riforma costituzionale per poi uscire dal partito nel maggio del 2015 e fondare “Possibile“. Dopo aver atteso il termine del consueto firma-copie del libro “Cannabis. dal proibizionismo alla legalizzazione”, scritto dallo stesso Civati, siamo riusciti ad intercettarlo per porgli una serie di domande incentrate soprattutto sul destino della sua forza politica.
Onorevole Civati, partiamo dall’identificazione del suo schieramento: considera “Possibile” più vicino all’idea di partito o di movimento?
Il nostro è partito perchè così è previsto dalla legislazione italiana, dopodichè la nostra è una tipologia molto particolare, che coniuga un atteggiamento proprio di un movimento ad una forte connotazione repubblicano-istituzionale, quindi possiamo reputarla come una forma innovativa rispetto alle categorie che coincide con una via di mezzo tra un partito ed un movimento.
Data la pluralità di fazioni che ci sono a sinistra, Possibile è un’alternativa al PD oppure è a se stante e, quindi, fuori dagli schemi tradizionali?
Noi siamo un’alternativa a questa situazione assoluta dal momento che c’è un problema gigantesco che non è risolvibile con soluzioni tradizionalistiche. Non possiamo più fare affidamento ad un simbolo o ad una bandiera, al contrario dobbiamo costruire un percorso politico mettendo da parte le antiche ricette e proprio questo elemento ci caratterizza da altri che preferiscono ribadire la loro storia.
Siete disponibili a realizzare questi progetti con altre forze politiche?
Siamo sempre stati unitari nel campo di chi crede nella ricostruzione di una sinistra di governo, quindi…
E un’alleanza a cinque stelle?
Sono loro che non vogliono allearsi precludendo la possibilità di aprire un dialogo persino a livello locale. In alcuni posti in cui il M5S non si è presentato abbiamo avuto a che fare con il loro mondo, basti pensare a Caserta in cui si è verificata una convergenza di mondi diversi.
è così lontano pensare che Lei un giorno possa tornare nel PD, magari con un segretario diverso e con una direzione diversa?
Questo non lo so, bisogna innanzitutto chiedersi se dopo Renzi esisterà ancora il Partito Democratico. Intanto quella “diaspora” nel centro-sinistra di cui parlavo tre anni fa sta puntualmente avvenendo.
Risponda a chi la accusa di votare al referendum come Salvini, Meloni e Brunetta.
Respingo al mittente queste accuse anche perchè questa riforma costituzionale è nata al Nazareno da un accordo con Berlusconi, dunque evitiamo i trucchetti retorici. Tra l’altro noi ci stiamo opponendo a questa riforma con con Pertici, con l’A.N.P.I., con i grandi costituzionalisti di questo Paese e con persone di indubbia fede progressista. poi c’è anche chi voterà No strumentalmente e per mandare a casa Renzi. Inoltre il fronte del Sì è molto singolare perchè sembra che ci sia solo Renzi che occupa tutti gli spazi agli altri mentre il No è molto diverso e diversificato.
Farouk Perrone per RadioEco