Se n’è andato, all’età di 83 anni, Gene Wilder: attore, sceneggiatore e regista di fine talento che ci ha regalato interpretazioni memorabili come quella del Dott. Frankenstein in “Frankenstein Junior” di Mel Brooks.
Quando una personalità come Gene Wilder ti lascia, è inevitabile che qualcosa dentro ognuno di noi sembra venire a mancare. Non era un amante dei riflettori Gene Wilder. Anzi, molti lo ricordano ingiustamente solo come “quello di Frankenstein Junior“. In casi come questi, non importa tanto conoscerne il nome, quanto ricordare quello che quest’uomo è riuscito ad essere nell’immaginario collettivo per almeno tre generazioni.
Gene Wilder era semplicemente uno di famiglia. Un fine talento plasmato tra lezioni di teatro e Actors Studio, entrato nelle case di tutti noi attraverso dei ruoli all’insegna dell’ironia e della genuinità rimasti ormai nella leggenda del cinema comico come quello del Dott. Frankenstein in Frankenstein Junior di Mel Brooks, il regista che ha segnato maggiormente la carriera attoriale di Gene Wilder . Tutti noi siamo cresciuti tra un “Frau Blucher” e un “Si può fare!” mentre un fantastico Marty Feldman (Igor) garantiva cervelli “ab norme” e pioggia quanto le risate. E ogni volta il divertimento era assicurato. Non importava quante volte tu vedessi Frankenstein Junior. Ogni volta era come se fosse la prima. Ormai è un passo obbligato della nostra crescita, e lui ne è il protagonista.
Attore, sceneggiatore e poi regista (senza grande fortuna a dire la verità), Gene Wilder è ricordato non solo come Dottor Frankenstein ma pure per essere stato pistolero alcolizzato in quel quadro satirico e anti-razzistico che fu Mezzogiorno e Mezzo di Fuoco e Willy Wonka per quello che non fu un successo immediato ma la piú classica delle riscoperte cinematografiche ad anni di distanza. Senza dimenticare la sua esperienza con Woody Allen in Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso.
Con la sua scomparsa ne se va un altro pezzo di quel cinema americano lontano dai riflettori di Hollywood e che grazie a questa lontananza ha creato la sua fortuna, puntando tutto sulla semplicità e sul talento libero da qualunque vincolo di produzione o commerciale. Taffetà, caro Gene. E questa volta non si tratta di una marca d’abbigliamento.
Giacomo Corsetti