In occasione della decima edizione del Tagofest, abbiamo deciso di inoltrare 10 domande ai vari gruppi partecipanti.
I primi di questa serie di interviste sono i Metzengerstein, gruppo ambient-noise proveniente dalla Toscana, nato nel 2011 sotto forma di jam band. Hanno inciso un LP uscito a gennaio 2013 intitolato Woods and Mirror.
La loro esibizione al Tagofest è prevista per sabato 6 settembre alle 18.20. Attraverso le parole asciutte e laconiche di uno dei membri, David Ciampalini, ci hanno risposto così:
1. È il primo anno che partecipate al Tagofest? Se sì, cosa vi aspettate da questo festival? Se invece vi avete già partecipato, raccontateci la vostra esperienza.
No. Aspetto di divertirmi.
2. Pensate che questo festival sia cresciuto rispetto al passato?
Dipende dai punti di vista.
3. Cosa significa fare musica indipendente in Italia? Che cos’ha di diverso la musica indipendente italiana rispetto a quella prodotta all’estero?
Fare musica in Italia è come farla da un’altra parte. Niente.
4. Come siete arrivati alla vostra attuale etichetta?
Abbiamo mandato circa cinquanta mail e ci hanno trovato interessanti.
5. Quali sono i pro e i contro nel lavorare sotto un’etichetta discografica indipendente? Per voi ci dovrebbe essere maggiore collaborazione? E come reagireste ad eventuali avvicinamenti con etichette di più ampio target (cosiddette major), ma che presentano nel loro bouquet artisti di generi profondamente diversi da voi?
Pro: puoi fare ciò che vuoi. Contro: zero soldi. Se possiamo continuare a fare ciò che vogliamo, ok, altrimenti ci devono proporre un contratto con cui posso vivere tutta la vita.
6. L’industria discografica ha subìto un repentino mutamento negli ultimi anni: in poco più di un decennio siamo passati dai CD agli MP3 fino allo streaming (Spotify, Deezer, ecc.). Secondo voi il web è un buono strumento per far conoscere la vostra musica o un ostacolo a livello di mercato discografico?
Il web è un buono strumento. Esiste un mercato discografico?
7. E che ruolo dovrebbe avere per voi un’etichetta adesso? Dovrebbe curare maggiormente l’aspetto live delle proprie band, o magari fungere da marchio di autorevolezza, utile in quest’epoca di sovraffollamento di proposte musicali?
Dovrebbe appartenere ad un milionario, il quale investe tutto a fondo perduto.
8. A proposito di festival, di recente un articolo di Repubblica pontificava sul come una manifestazione come lo Sziget salverebbe l’Italia, con l’inevitabile strascico di commenti in disaccordo. Ecco, pensando ai vari Pistoia Blues, Umbria Rock, Radar, ecc., secondo voi da questo punto di vista siamo davvero così indietro rispetto agli altri Paesi europei? Deficitiamo nell’organizzare eventi del genere o nella realizzazione pratica degli stessi? Soluzioni?
Chi organizza festival in Italia ha paura di osare, nessuno investe sulla musica.
9. Degli altri partecipanti a questo festival c’è qualcuno con cui vorreste collaborare?
POP X.
10. Al di fuori del festival invece? Ci sono artisti indipendenti (sia italiani che stranieri) con cui vi piacerebbe collaborare?
Keiji Haino, Brian Eno.
Interrogatorio finito, possiamo ritenerci soddisfatti. Vi ringraziamo per la vostra disponibilità e sincerità, e speriamo che quest’intervista possa essere un utile spunto di discussione per appassionati e per addetti ai lavori. Ci vediamo al Tagofest X Edizione.
Iacopo Galli
Redazione musicale