[Recensione] X-Men Days of future past; e poi Singer spara il capolavoro

  • by

Avete presente quelle storie di supereroi con superpoteri (e sì con grandi responsabilità bla bla bla) che finite di vederle vi galvanizzano così tanto  da portarvi a pregare invano che qualcuno da lassù vi mandi qualche potere super figo, o a inseguire qualche strano insetto nella speranza che questi vi lasci qualche capacità soprannaturale? Bene, X-Men sin dalla notte dei tempi ha avuto su di me questi effetti collaterali. In principio c’erano i cartoni animati e già lì era un casino: chi è della generazione ’90 si ricorderà benissimo quella brutta abitudine di guardare i cartoni di Italia1 prima di andare a scuola; tra questi cartoni c’era anche quello degli X-Men. Voi direte, “sì, e allora?”. Allora si sta parlando di me, una nerd in fasce. La visione di quel cartone attivava delle conseguenze un po’ strane: O guardavo il cielo cercando d’invocare a mo’ di Tempesta una bufera di neve così il tanto temuto compito di matematica veniva annullato; oppure stringevo gli occhi per condizionare alla maniera del Professor X mentalmente le mie maestre, persuadendole a non fare il mio nome durante l’interrogazione di storia sugli Assiri.

x-men-days-of-future-past-evan-peters-magazine-scanFinita la moda dei cartoni animati ecco che all’alba degli anni 2000 Bryan Singer, regista di quel capolavoro che è I Soliti sospetti, decide di portare i mutanti sul grande schermo. “Ma che figata” pensai al tempo; ma che mezza delusione (e il “mezza” è regalato solo per gli addominali in bella vista di Hugh Jackman) pensai dopo. Seguono ai due capitoli di Singer, X-Men Conflitto Finale, quei pipponi imbarazzanti sulla storia di Wolverine e poi lui, quel X-Men L’inizio che, raccontando come è nato il rapporto di amore/odio tra Magneto e Professor X, ha portato una ventata di freschezza e di epicità nel mondo Marvel al cinema. Alla notizia che a dirigere X-Men Giorni di un futuro passato – film che sulla carta si preannunciava già come l’estasi per tutti gli appassionati della saga visto la presenza in un solo film (causa uno svolgimento della storia su una doppia linea temporale) di tutti i mutanti visti “nelle puntate precedenti” – fosse Bryan Singer, ho cominciato a sudare freddo. Le mie aspettative si sono abbassate di colpo. E invece, sebbene con grande riluttanza, lo devo ammettere: Singer ha fatto centro. Sarà per il fatto che dove li trovi due attori come Fassbender (e i suoi improbabili pantaloni a zampa di elefante)  e McKellen a interpretare insieme, e in unico film, Magneto? Per non parlare di McAvoy e Stewart, il primo versione capelluta (no, davvero, se negli anni ’70 la gente aveva davvero i capelli come questi e i pantaloni di Magneto, ringrazio Dio per essere nata 20 anni dopo) e il secondo versione indimenticabilmente pelata alla Mastro Lindo del Professor X; oppure sarà per l’ingrediente “nostalgia canaglia” che mostra in due ore vecchie fiamme e nuovi arrivati nel mondo dei mutanti; oppure per quel (passatemi il francesismo) figonazzo di Quicksilver che solo per i 15 minuti in cui compare  merita i 5 euro e 50 del biglietto; insomma sarà per uno o per tutti questi motivi messi insieme, ma X-Men Days of future past finisce dritto per dritto nel pantheon dei film d’azione migliori degli ultimi 15 anni. La regia di Singer tiene lo spettatore fisso con lo sguardo sullo schermo. Le scelte delle musiche sono più che perfette, si sincronizzano alla perfezione con la scena a cui fanno da sottofondo: se si deve piangere la canzone ci dà la mazzata finale e le lacrime scendono che è un piacere; se si deve sobbalzare sulla poltrona, la musica farà da molla. Gli effetti speciali sono ben occultati e poco ostentati. Ma se c’è una cosa che ho veramente apprezzato è stato l’uso del ralenti. Credo di essere un pochino fissata con questo effetto. Il suo uso nei film di supereroi è una cosa che richiedo sempre. Fa aumentare la tensione, accresce la suspense quando l’azione raggiunge il climax; rende perfetta una scena come quella in cui Quicksilver cammina sui muri e…. SPOILER!

Quando un film piace tanto, l’uso di tante parole è superfluo. A buon intenditore poche parole. Andatevi a vedere X-Men. C’è di tutto: si ride, ci si commuove, si rimane a bocca aperta, ci si chiede se sia vero o meno che alla regia ci sia veramente Singer tanto il film è bello (è un enigma pari forse al “Paul is dead” per quanto mi riguarda). E poi c’è lui. No, non Wolverine nudo. Ma Quicksilver. E dio sa quanto è bella quella scena in cui è con il poliziotto sulla via per andare da Magneto e… Sorry. SPOILER.

Elisa Torsiello per Radioeco