«Andare andare alla stessa festa / di una musica fatta di gente diversa / da Napoli che inventa melodia / ai tamburi dell’Algeria»
Eugenio Bennato: classe 1948, Converse nere ai piedi, viso segnato, grandi sorrisi, dalla parlata libera e umile, eppure al contempo saggia e ponderata. Seduto al fianco delle sue coriste e polistrumentiste, e del più fidato Enzo Lambiase ai virtuosismi, munito di chitarra battente e mandola, Bennato ha nuovamente tinto di canti popolari, tammurriate ed inni dei briganti le strade ed i vicoli di Pisa.
Persi dietro le lunghe gonne delle ballerine tra le prime file, roteanti al ritmo scandito dei tamburi e dei tamburelli, universitari fuorisede (la cadenza non mente) e pisani, adulti, anziani, si sono ritrovati in una festa improvvisa, sin dai primi accordi della compagnia di Bennato.
L’accoglienza che Pisa ha riservato ad uno dei massimi autori della musica popolare, interprete e innovatore dei canti tipici calabresi, pugliesi e campani, quelli del grande Sud, è stata a dir poco sconvolgente. Come lui stesso ha tenuto a precisare durante l’intervista, e nelle lunghe frasi che si sono susseguite tra le canzoni del suo repertorio, è proprio la multi-nazionalità di Pisa a renderla così bella. E nel rispetto che si porta agli ospiti, i Matti delle Giuncaie, vanto della musica folk pisana, sono saliti sul palco ed hanno ulteriormente ravvivato l’aria dell’ex cinema.
Eccovi dunque l’intervista ad Eugenio Bennato, tenutasi sul soppalco del Lumiere. Una conversazione animata e motivante, fra frutta fresca, arpeggi di chitarra ed entusiasmo pre-concerto. Al termine della nostra chiacchierata Eugenio ci ha voluto regalare una breve ed intima esibizione di un pezzo scritto il giorno prima. In religioso silenzio ho osservato le sue mani e ed ascoltato la sua voce. Spero possiate provare anche voi la sensazione che le distanze ed i confini siano solo una ignorante congettura.
Agnese Caldararo
Redazione musicale