Dario il Grande

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1470261_10151736570256930_620674000_n19.04.2014 – Siamo ormai alla vigilia di Pasqua, anzi ormai è quasi Pasqua. Sono le 22.30 circa e al The Cage di Livorno aprono la serata i Violacida (chissà perché il nome mi piace) una band emergente, o meglio, emersa dal mare magnum della discografia italiana. Tutto il pubblico comincia a scaldarsi. Voci, grida, applausi, qualche accenno di movimento a ritmo di musica. Alcuni sono già belli carichi (probabilmente avevano fatto riscaldamento a casa) e chiamano a gran voce l’uomo, la star della serata. Di chi si tratta? Senza dubbio del cantautore italiano del momento, considerando i suoi numeri e le presenze registrate ai suoi concerti quasi tutti sold out. Sì, vi tengo sulle spine, ma di lui vi avevo già parlato: è Dario!

Non so chi vi venga in mente sentendo questo nome proprio, magari le guerre persiane, o almeno a me qualcosa del genere dovrebbe sovvenire, dati i miei studi. A parte ciò… chi ultimamente si sia interessato anche solo un po’ alla musica italiana, al suono di questo nome, non può che pensare a lui. Si tratta di Dario, come lo chiamano i suoi fan, al secolo Dario Brunori o Brunori Sas, dato che spesso tutta la band è identificata con il cantante stesso.

Proprio il cantautore del momento! E la quantità di pubblico presente al Cage sabato sera lo conferma. Non solo un pubblico numeroso ma anche caloroso. Tutti preparatissimi sulle canzoni, tutti carichissimi, pronti a cantare a squarciagola e a ballare sui ritmi dei pezzi più movimentati, magari commossi di fronte alla profondità e all’intelligenza dei testi. Non avrei mai pensato di rischiare traumi fisici in mezzo alla calca dei fan di Brunori eppure è successo anche questo, ma ho resistito per voi, e anche per me chiaramente, per raccontarvi, seppur in breve, le emozioni di un concerto di più di un’ora e mezzo.

Dal melodico all’anima più rock, la natura eterogenea del cantante coglie inaspettati: sapevo del suo variegato interesse musicale ma certi assoli alla chitarra mi hanno davvero stupita. Dario ha dato tutto, e sfido che alla fine fosse sfiancato! Musica e battute si sono alternate in uno spettacolo trascinante che non può che rapire l’attenzione e il cuore anche di chi non apprezza il genere fino in fondo, o non lo conosce per nulla.
Oltre agli ultimi successi, quelli de Il cammino di Santiago in taxi (concedetemi un apprezzamento speciale per il titolo), la band ha riproposto i propri cavalli di battaglia tenendo per la parte finale del concerto i più famosi Guardia ’82 e Rosa che, richiesti a gran voce, necessitano performance quasi attoriali prontamente offerte al pubblico.

Insomma, da Arrivederci tristezza a Il santo morto a Rosa, ce n’è proprio per tutti i gusti e per tutti gli umori.
Morale: chiunque siate, qualunque cosa stiate vivendo e provando, ascoltate Brunori e, se vi capita, andate ad un suo concerto: vi farà riflettere, sognare, anche deprimere magari, ma vi renderete conto che nel cammino tracciato dai suoi brani c’ è anche una parte di voi… Almeno per me è così.

 

Viola Santiloni per Radioeco