Non ero mai stata prima di questa serata al Teatro Lux di Pisa. Nascosto fra la chiesa e la verde e protetta piazza di Santa Caterina, questo luogo ha del sorprendente; e in egual modo sorprendente è stata la serata dell’11 marzo. Il palco, in fondo alla sala, si è volatilizzato, dando asilo a tavolini prenotati e spostando l’attenzione sul centro della stanza, dove ha avuto luogo l’esibizione di Francesco Di Bella. L’ex (come ha tenuto a precisare il cantante napoletano) frontman dei 24 grana ha trasportato in una sola sera l’accento e le intonazioni partenopee nella cittadina universitaria della Toscana. Ad attenderlo, un pubblico gremito. Scambiando qualche parola con i ragazzi che anticipatamente come me si trovavano lì, ho sentito mischiarsi accenti e risate di tutta Italia. Tutti lì pronti a dare il bentornato ad una voce che contraddistingue l’underground italiano dagli anni ’90.
Nonostante l’addio del cantante al gruppo dub-reggae-rock napoletano, protagonista del mondo delle posse, animatore di centri sociali, cantore di lotte ed ideologie, dalla situazione napoletana al G8 di Genova e al dramma della mafia, Francesco Di Bella non rinnega le sue origini, anzi. La bellezza di questo progetto con i Ballads Cafè, oltre che nel riportare in auge vecchie canzoni rock e blues delle origini, ritrovate su vinili casualmente, sta proprio nel ridare sonorità ai brani più famosi e agguerriti dei 24 grana. Quello che nel decennio scorso era stato urlato a vene spiegate da Francesco, oggi è sussurrato e accarezzato quasi, con quell’accezione romantica e melodica tipica della tradizione.
Il teatro esondava di gente, tutti seduti intorno al gruppo, in modo molto intimo, quasi familiare. Parole che sono state imparate dai fan, magari senza capirne la traduzione, vengono canticchiate a mezza bocca dal pubblico, mentre quelli che sono ormai uomini, adulti provvisti di strumenti, le lasciano insinuare tra gli alti alberi che circondano la piazza. Accanto a Di Bella sul palco l’immancabile Alfonso “Fofò” Bruno, un omone alla chitarra, che abbiamo potuto ammirare al teatro Ariston al fianco di Sinigallia. Alle spalle proiezioni di immagini, in terra lucine natalizie.
Che la maturità e lo sviluppo personale di Francesco Di Bella siano dovute alla sua recente paternità, o al passato oscuro, o semplicemente all’età, non importa. Il prodotto è onesto, vero, come l’uomo che ho avuto il piacere di intervistare e con il quale mi sono confrontata su vari temi, dalla storia del gruppo a quello della situazione attuale della musica italiana. Ed è sempre bello sentire che anche un adulto continua a sperare, ad essere propositivo, e a sorridere, reinventandosi.
Ascolta l’intervista:
Guarda invece qui tutte le foto della serata a cura di Michela Biagini.
Agnese Caldararo
Redazione musicale