Le 10 canzoni di febbraio che vi siete persi e che dovete assolutamente ascoltare

  • by

Deo gratias, il febbraio scorso non è stato, da una prospettiva schiettamente musicale, solo il mese del Festival di Sanremo. Intanto che, scendendo la ripida scala, noiosi e vecchi ospiti si avvicendavano a noiosi e vacui conduttori che noiosamente un’unica parola portavano, sachrileghi, alla bocca– la stessa che ora, dopo la vittoria di Sorrentino agli Academy Awards, tutti pronunciano impuniti , che figli di papà riportavano premi in nome del padre, che signori bell’e cresciuti si mascheravano giustappunto nell’anno in cui carnevale vien di marzo; la musica nel mondo, per tutto ignara di queste cose, andava avanti. Ecco come.

Zendaya – My Baby

Un’altra delle principesse Disney per cui il destino tiene in serbo il trono del pop, di frequente scaldato dal deretano di una delle nate sotto il segno del Topo, è certamente Zendaya. Con un nome così perfino una principessa dei videogiochi si sentirebbe a posto. Intanto, dal suo recente album di debutto, che certamente non poteva non recare il titolo di Zendaya nomen omen , uscito alla fine dell’anno scorso in America e ancora da far la sua apparizione nel vecchio continente, è stato estratto un pezzo R&B da dipendenza, My Baby. Al pur ottimo remix con i rapper Ty Dolla $ign, Bobby Brackins e Iamsu! preferisco l’originale, perché non si può eliminare un verso come Like 2 Cainz, baby, I’m different impunemente. Middle finger up to the competition!

 

Redlight feat. Lotti – 36

Mettete in mano all’inglese Redlight qualunque genere di musica dance vi venga in mente e state certi che ne saprà ricavare una bomba pronta a scoppiarvi in mano. Nel caso di 36 si tratta di disco-house gioiosamente irresistibile. Alla stessa maniera della signorina che canta, non riusciamo a dire basta, e con ogni probabilità la colpa è imputabile ai di lei graziosi urletti.

 

Annie – Russian Kiss

In una fredda terra lontana lontana si svolgevano intanto le Olimpiadi invernali. La popstar-non-popstar (nel senso che il suo fanbase, a quanto ne so, è interamente costituito da critici) norvegese Annie pensava bene d’invigorire la campagna di Russia con una canzone. Originalmente pensata contro la vigente legislazione omofoba di quel paese, considerata l’attuale situazione politica in Ucraina, può essere riciclata a vostro gusto per altri usi e fini. Potrebbe suscitare il vostro interesse anche il fatto che nel video è presente gente di varia natura che slinguazza e che nella canzone si odono ansimi e gemiti.

 

Future – Drunk in Love Remix

Tra tutti i remix di Drunk in Love, la cui proprietà inalienabile spetta alla Beyoncé, venuti giù di recente come una slavina a ricoprirci, la versione del rapper di Atlanta è senza dubbio la migliore per innumerevoli motivi, tra cui 1) la non esistenza di rapper più autotunamente teneri di Future; 2) la cancellazione di ogni traccia del consorte della suddetta Beyoncé; 3) Ain’t no police around here, baby, I won’t judge you.

 

Katy B – Emotions

Con questa canzone, tratta dal recente consigliatissimo Little Red, la signorina Katy mi dà il ben servito per aver criticato di fresco la sua scelta di indugiare un poco troppo spesso sulle ballate. L’ho ben meritato e faccio ammenda volentieri: non si ascoltano tutti i giorni ballate come questa, nella quale l’ombra di un perduto ritmo jungle tenta di emergere dalla massa di synth rave su cui galleggia, carica di emozione, la voce di Katy, inizialmente invano ma alla fine con un botto. Ma prima del dirompere finale c’è ancora un momento: So let me in and close the door, / Nothing really matters anymore. Oh signorina Katy, perché volete uccidermi così?

 

Rome Fortune – Patience

Ha certamente ragione Rome Fortune quando afferma che molte cose in questo mondo non hanno senso, ma nulla ne ha di più che la produzione di Cito on the Beat, a cui va attribuito il maggior merito per la riuscita di My Beautiful Pimp 2, che spicca il volo e lascia il gran mucchio degli altri col culo a terra. Al momento niento nello hip-hop suona così. Au revoir, Yeezus.

 

Toni Braton & Babyface – Sweat

Toni Braxton e Babyface sono delle vecchie glorie dell’R&B, hanno cent’anni in due, fanno musica che potreste sentire a Sanremo se solo Sanremo permettesse ai cantanti di cantare e non di lagnarsi, parlano da gente di mezz’età, di matrimoni e divorzi in particolare (Love, Marriage & Divorce è intitolato per l’appunto il loro nuovo album); eppure io sbavo disperatamente per loro. Ah, i bei vecchi tempi, non si fanno più i ritornelli di una volta… Quelli erano cantati, direbbe mia nonna (se solo mia nonna avesse mai apprezzato l’R&B).

 

Kid Ink feat. Chris Brown – Show Me

Questa volta l’ascolto mustardiano (dal produttore DJ Mustard, ovviamente) del mese ci viene gentilmente offerto da Kid Ink, che ci ha di recente graziato, se così si può dire, di un suo album (My Own Lane), da cui questa Show Me, con la partecipazione repellente di Chris Brown, è tratta. In teoria, avremmo a che fare con un rapper incolore e un coglione; eppure, in pratica, funziona! Certo, è richiesto per i minuti necessari all’allegro svolgimento della canzone un estremo sforzo d’oblio. Mami, you remind me of something / But I don’t know what it is.

 

Brenmar feat. Calore – Payroll

Se cercate il modo di accrescere la vostra autostima, cominciate innanzitutto collo scaricare High End Times Vol. 1 dell’eccezionale produttore newyorchese Brenmar. Ogni traccia del mixtape, sempre pimpante e mai fiacco, è stata pensata per caricarci come molle. Uno scoppiettante saggio della dinamite in esso contenuta è Payroll, ballroom pompata al massimo dall’interpretazione tosta tosta di Calore. Ora siete pronti a spaccare il mondo, gente.

 

Nicki Minaj – Lookin’ Ass Nigga

E ora, gente, fate largo alla regina, Nicki Minaj, perché certamente i miei cari lettore non potevano pensare che mi astenessi dal parlare di sua Altezza. Quindi, dulcis in fundo, eccovi servito il video di Lookin’ Ass Nigga, che è attualmente il migliore del mese e sarà, tra dieci mesi, il migliore dell’anno e, tra circa ottantasei anni, il miglior del secolo ventunesimo. Madonna Nicki frantuma lo sguardo predatorio maschile con regale sprezzatura. Un inchino, miei damigelli, e una reverenza, mie care damigelle, di grazia.

 

Luca Amicone

Redazione musicale