[RECENSIONE] Tink – Winter’s Diary 2

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Tink - Winter's Diary 2Tink è brava. Tink ha solo diciotto anni ma ha già accatastato una discreta quantità di mixtape. Tink sa cantare e rappare con la stessa facilità e bravura, propendendo ora per l’R&B più delicato ora per l’hip-hop più aggressivo, come si conviene ad una ragazza di Chicago, città musicalmente fiorente come poche altre, dove alla ormai consolidata varietà locale di hip-hop denominata drill (vedi alla voce King Louie) se ne sta affiancando un’altra, ugualmente esaltante, detta bop (vedi alla voce Sicko Mobb). A volte rappa, come nella maestosa Wanna Party in cui presta la sua bella voce al supergruppo underground Future Brown, e volte preferisce invece cantare come in Winter’s Diary, debutto del 2012 che aveva catturato l’attenzione di molti. A quel lavoro il recente mixtape Winter’s Diary 2, scaricabile gratuitamente, si riconnette, come è facilmente deducibile dal titolo, per atmosfere e tematiche, confermando l’immenso valore di Tink.

Su produzioni delicate dall’andamento anni ’90 fatte di poco, una chitarra, qualche colpo di cassa, uno sfregamento di basso e poco più, e con la voce solo a tratti delicatamente sfiorata dall’Autotune, Tink parla d’amore. Non dell’amore sensuale e sessuale che domina la più parte dell’R&B contemporaneo, che Tink lambisce solo marginalmente in tracce frizzanti come Freak like Me o Dirty Slang, ma dell’amore amore, quello vero, fatto di sentimenti sinceri e duraturi, di mani tenute nelle mani, intrecciate come nella traccia d’apertura Fly Away, nella quale l’unico desiderio è di volare via con lui. Del resto che male c’è ad innamorarsi, si dice in Lullaby.

Se anche Tink può cominciare una traccia come Money ova Everything al grido materialista di «All I wanna do is get this dough with you / Yeah, let’s get money, babe», evidentemente non è ciò in cui crede. In realtà lei cerca qualcuno che sia capace di farla sentire qualcuno, come afferma in Treat Me like Somebody, sintetizzando tutta la verità dell’amore con semplicità magistrale e saggezza imprevedibile per essere tanto giovane. Se pur concettualmente semplice, la cosa non è però così facilmente realizzabile, come possiamo appurare nella vita di tutti i giorni, tanto che Tink si affretta subito a domandare: «Is that too much? Is that too much?»

Non basta infatti solo la propria disposizione nel gioco a due dell’amore, ma bisogna tenere conto anche della volontà dell’altro, che potrebbe non essere coincidente. A questo proposito in Talkin About, l’unica traccia rappata insieme a Your Secrets, si scambiano le battute, come in una sorta di jeu parti, due amanti litigiosi, impersonati da Lil Herb, nella parte dell’infedele che compensa le sue mancanze ricoprendo la donna di regali, e da Tink stessa, che a chiare lettere gli dice che tutte quelle belle cose può mettersele in quel posto dato che ciò che cerca è altro. E siamo sempre lì.

Va però anche detto che non è nemmeno facile stare accanto a Tink. A colui che vuole esserle al fianco chiede una prova d’amore suprema, definita nella splendidamente sfocata Count on You, che si configura come fiducia infinita nel bene e nel male di una vita non facile e rischiosa:

Cause whether I’m down or whether I’m up
Going through things, you know it can get tough
Can I count on you, can I count on you?
And if I pull the trigger, will you bust back?
You ain’t gotta act, you know I’m gonna blast.
Can I count on you, Can I count on you?

Nonostante la sua tenera età, c’è tanta verità e saggezza nella parole di Tink. Alla maniera di una signora vissuta può addirittura permettersi di dire cose come: «Now don’t be mislead by the things that I said in the past / I was young». Beata lei.

Luca Amicone

Redazione musicale