Mettete insieme da un lato il Club Tenco, realtà nata nel 1972 a Sanremo, con lo scopo preciso di «valorizzare la canzone d’autore, ricercando anche nella musica leggera dignità artistica e poetico realismo» (come si legge nello Statuto dell’associazione senza scopo di lucro), che contiene al suo interno artisti del calibro di Francesco Guccini, Angelo Branduardi e Roberto Vecchioni, ma anche gli Amor Fou, Brunori Sas e tutta la carrellata del cantautorato contemporaneo; dall’altro il Teatro Valle di Roma, occupato dal 14 giugno 2011 ma che affonda le sue radici strutturali nel 1727, luogo di lotte politiche comuni, bene comune per eccellenza, in un momento in cui le poche comunità attive sembrano essere solo quelle dei social network.
Frutto di questo insolito – ma neanche troppo – miscuglio sarà la minirassegna del 29 e 30 novembre che si terrà fra le mura aperte del Teatro Valle di Roma e che vedrà alternarsi sul non più polveroso palco nuovi e storici protagonisti della canzone d’autore italiana: Cesare Basile, Giovanni Block, Sergio Cammariere, Dente, Mauro Ermanno Giovanardi, Iosonouncane, Alessio Lega, Frankie Magellano, Piji, Quintorigo, Andrea Satta, Soap Trip Duo, Dario Vergassola, oltre al filmato Quelle facce un po’ così, videoframmenti dal Club Tenco.
Questa collaborazione è simbolo di quel “Bel paese” tanto incomprensibile quanto assurdo che, al momento del tracollo, cerca linfa vitale nell’arte, quella che resiste e non può dormire.
Stop: riavvolgiamo e coniughiamo quanto appena scritto al condizionale passato. “Frutto di questo insolito miscuglio sarebbe potuta essere la minirassegna del 29 e 30 novembre”. Il Teatro Valle infatti, ciò che esso rappresenta ad una prima miope vista, è stato ed è tuttora al centro di un’aspra polemica, sollevata da uno dei capisaldi, il demone antico ed indiscusso del panorama musicale italiano: la Siae. Lo strumento nato nel 1882 proprio al fine di salvaguardare le espressioni artistiche della penisola (fra i suoi fondatori ricordiamo grandi nomi della cultura nostrana come Francesco De Sanctis e Giuseppe Verdi) ha infatti tacciato, per bocca dell’attuale presidente Gino Paoli, il Teatro occupato di «chiara illegalità». Vero è, ad ogni modo, che il collettivo sfugge alle regole del mercato musicale ed artistico, in cui detta legge il – così a suo tempo definito nei comunicati del Teatro – “monopolio illegale” della Società Italiana Autori ed Editori.
La cancellazione dell’evento è stata la conseguenza necessaria. Il Club Tenco ha dunque deciso di cancellare la manifestazione in nome della pace e della neutralità. «Non avendo la competenza tecnica per entrare nel merito dei gravi motivi di contrasto, il Club ritiene comunque di non dover alimentare, per la sua parte, attriti e polemiche, e per questo rinuncia serenamente ad un evento che potrebbe acuire il dissidio tra le due parti» così leggiamo nel comunicato dell’Ufficio stampa. Ironico come rileggendo il titolo della serata in nome dell’Arte risalti ancora di più il termine “contrabbando”.
Se il Club Tenco non si ritiene autorizzato a prendere una posizione sull’argomento, non sarò certo io a farlo; una considerazione del tutto personale però rimane certa e dunque permessa: al “bivacco” retribuito dei vari CDA, io continuo a preferire quello gratuito e producente.
Agnese Caldararo
Redazione musicale