Quello che si apprestava a essere il giorno clou del festival, pieno di grandi star, e col timore dunque di dover rivivere una giornata di pura isteria come quella di ieri, si è invece rivelata essere una giornata piacevole e tranquilla. Molti dei grandi nomi che erano attesi in laguna, hanno deciso di disertare all’ultimo, lasciando molti fans con l’amaro in bocca. Tra le personalità che hanno mancato all’appuntamento col red carpet vi erano Matt Damon, Christoph Waltz (questa me la paga sig. Waltz…), Tilda Swinton, Ben Whishaw e molti altri; tra parentesi, tutti attori attesi per la première di The Zero Theorem, l’ultimo e, almeno in sala stampa, acclamatissimo film di quel genio visionario che è Terry Gilliam. A farne le veci è arrivato invece David Thewlis, il mitico prof. Lupin di Harry Potter, e lo stesso Gilliam, il cui incontro è stato, penso, un vero onore per tutti i cinefili (me compresa) presenti alla mostra oggi.
Chi non ha dato il pacco è stato Tom Hardy, ieri presente per la proiezione di Locke, storia di un uomo che in una notte, chiuso nella sua macchina, rischia di perdere tutto. È stato piacevolmente sorprendente scoprire che dietro a quell’aspetto di wrestler perennemente incacchiato, si nasconde invece un animo gentile e disponibile, da vero english man. Vi assicuro che non c’è stato un fan sul red carpet con cui Tom non abbia fatto una foto o un autografo!
Parlando di cose più serie, del vero motivo per cui esiste il festival (no non sto parlando della presenza della Marini, strizzata in un vestito che manco stava alla mia Barbie probabilmente), cioè dei film in gara, segnatevi questo titolo: Miss Violence, storia di violenze domestiche nascoste dietro la maschera della famiglia felice e obbediente nella Grecia dei giorni nostri. Molte le tematiche che possono interessare il presidente di giuria Bertolucci, e le stesse modalità di ripresa ricordano quelle del maestro emiliano. È lui dunque per ora a mio parere il film più quotato per il Leone d’oro.
Chi invece non sarà di certo premiato sarà Parkland e Palo Alto. Il primo è la storia dell’assassino di John Kennedy, raccontato però non dal punto di vista del presidente, o della moglie Jackie, bensì da uomini per anni rimasti nell’ombra: medici ed équipe dell’ospedale Parkland di Dallas che hanno avuto l’ingrato e delicato compito di soccorrere il presidente; uomini della sua scorta; agenti dei servizi segreti; e un uomo normalissimo (interpretato da uno straordinario Paul Giamatti) messo in mezzo solo perché ha registrato a 20 metri di distanza la scena dell’assassinio. La storia coinvolge, gli attori sono bravi (anche Zac Efron, sì signori!), e la tecnica di ripresa, che ricorda quelle televisive amatoriali fatte con la super 8, è interessante. Questo mix ha dato vita a un buon film, ma di certo non un capolavoro. Troppo ostentato questo patriottismo americano, tanto da cadere in certi punti nel sentimentalismo più smielato; però se volete passare qualche ora al cinema, non appena uscirà anche in Italia, ve lo consiglio.
Se avete a che fare con degli adolescenti, state pur certi che vi chiederanno di andare a vedere Palo Alto, storia tratta da un romanzo di James Franco (che qui oltre ad essere uno dei protagonisti, ne è pure il produttore) tutta incentrata sulla solita gioventù bruciata americana, che tra case di lusso e party sfrenati, vive la vita al massimo. Niente di nuovo dunque. Il film dà l’idea di qualcosa di già visto, e neanche la buona interpretazione di Emma Roberts, né il sorriso smagliante di James Franco, possono far entrare sto film negli annali dei capolavori del cinema. Speriamo le proiezioni di domani siamo migliori. Per gli ormoni di molti maschietti invece, oggi è sicuramente una giornata felice, visto che arriverà in laguna una certa Scarlett Johansson.
Sperando di non essere investita da una calca di omoni in delirio, per ora, passo e chiudo.
Elisa Torsiello per Radio Eco.