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[LIVE REPORT] Festival Venezia 2013 – L’edizione della solitudine

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A tre giornate dall’inizio della mostra del cinema di Venezia, dopo aver assistito alle prime proiezioni, possiamo già fare le prime considerazioni: l’edizione numero 70 si sta presentando sempre più come l’edizione della solitudine, di personaggi soli in balia di loro stessi, che nella solitudine trovano la possibilità di guardarsi dentro, e affrontare le loro paure, timori, e le delusioni passate, ritrovando così la forza di andare avanti. Quello che fa davvero piacere è constatare che molti di questi personaggi, sono incarnati da protagoniste di sesso femminile; alla faccia di quelli che considerano ancora le donne come il sesso debole! Ce lo ha dimostrato prima su tutte la protagonista di Gravity, interpretata magistralmente da Sandra Bullock, e ce l’hanno riconfermato sia le protagoniste delle grandi proiezioni di ieri – ossia Via Castellana Bandiera di Emma Dante, e Tracks di John Curran, con la sorprendente Mia Wasikowska (papabile secondo i miei pronostici contendente alla vittoria per il premio Mastroianni alla miglior attrice emergente) – sia la protagonista femminile dell’ultimo film di Stephen Frears, Philomena, acclamatissimo in sala stampa, interpretato da quel mostro sacro del cinema che è Judi Dench (per la recensione e pensieri a caldo attendete qualche ora!).

Voglio spendere due paroline sui film presentati ieri: per quanto riguarda Via Castellana Bandiera, c’è da dire che è molto apprezzabile l’azzardo di Emma Dante, di portare in sala una storia difficile e dura come questa, proprio in occasione del suo debutto cinematografico, dopo aver passato mezza vita nei teatri di tutta Italia. Due donne, al volante delle loro macchine, si ritrovano bloccate una davanti all’altra proprio nella via di Palermo che dà il nome al film, ed entrambe decidono di non farsi da parte, di non fare marcia indietro e rivelarsi perdenti. Ovviamente questo scontro tra le due donne nel mezzo di una via ha un che di metaforico. Giunto a un punto cruciale nella loro strada, chiamata “vita”, entrambe devono fronteggiarsi con il loro passato per fare marcia indietro, e poter affrontare al meglio il loro futuro. Il personaggio di Rosa ad esempio deve fare pace con quel mondo da cui è scappata e che ora l’ha risucchiata, ossia Palermo, mentre Samya deve fare i conti con un genero autoritario cercando pur nel suo mutismo, di far sentire la sua voce.
Molto ritorna del teatro della drammaturga siciliana: dai drammi familiari, alla vita nella Palermo di oggi, al gioco di sguardi, alla capacità dei gesti e della mimica facciale, di far commuovere lo spettatore in maniera più coinvolgente rispetto all’uso di molte parole. Peccato per il finale forse un po’ troppo scontato e sbrigativo.

Altra eroina che nella solitudine ritrova la forza per andare avanti è quella di Tracks. Il film narra l’incredibile attraversata dell’esploratrice Robyn Davidson per l’Australia, in compagnia di solo quattro cammelli, un cane, e di un fotografo della National Geographic le cui foto sono diventate parte di una mostra che ha documentato questa incredibile avventura. Ciò che rende veramente unico questo film, oltre alla bellissima fotografia e all’interpretazione di Mia, è sicuramente il fatto che sia tratto da una storia vera; è questo il tocco magico del film. Siccome sappiamo che questi eventi per quanto possano sembrare irreali sono successi veramente, ci emozionano ancora di più.

imageimage (1)Un altro che sembra molto prediligere la solitudine non è un personaggio cinematografico bensì l’attore Jesse Eisenberg, colui che ha dato corpo e forma al creatore di Facebook in versione cinematografica, il Mark Zuckerberg secondo David Fincher, nel film The Social Network. Quello che si è assistito oggi sul red carpet (e prima con il suo arrivo in conferenza) più che The Social network pareva la fiera del socio-patico. Chiamatela timidezza, riservatezza, agorafobia, ma se l’unica cosa che mostri alla marea di fans, che ti hanno atteso per ore sotto il sole, e urlato imploranti il tuo nome per avere uno scarabocchio su un foglio fatto passare come firma, è solo la tua schiena ingobbita, beh, non c’è da sorprendersi se l’unica cosa che ricevi sono fischi e “buuuu” supersonici.
Tutto il contrario dello scenario vissuto sul red carpet due ore dopo con una mitica Judi Dench, che nonostante l’avanzare dell’età e dei primi acciacchi, si concede ancora sorridente ai fans elargendo sempre con molta eleganza, firme e foto. Insomma, oltre alle qualità recitative, caro signor Eisenberg, c’è ben altro da imparare da questi volponi della vecchia Hollywood. Ci pensi bene e ritenti i prossimi anni! Magari sarà più fortunato, e meno sociopatico.

Elisa Torsiello per RadioEco

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