Ho cancellato e riscritto questo pezzo almeno tre volte, rafforzando in me l’idea di aver battuto forte la testa da piccolo riportando danni permanenti; si spiegherebbero molte cose.
Nonostante la mia piccola odissea manzoniana, sono soddisfatto del risultato: ho scelto per voi i film che reputo più originali, bizzarri e stravaganti, tra quelli usciti nell’inverno scorso, mentre eravate impegnati a studiare. Tre film che cercano di sperimentare per regalare allo spettatore qualcosa che non sia già stato visto. Difficile parlarne compiutamente in questa sede, ma spero d’incuriosirvi abbastanza da spingervi ad approfondire.
Holy Motors – Una perla francese che ha spopolato nei festival di cinema indipendenti di mezzo mondo. Il film mostra 24ore di vita di un personaggio ambiguo, camaleontico, misterioso, che si trasforma, cambia identità, si camuffa, vive vite diverse; è un attore. Il film potrebbe sembrare un collage di corti, e l’apparenza non è poi così lontana dalla realtà, perché Holy Motors, prima di tutto, è uno splendido omaggio al cinema, che attraversa generi e situazioni, che muta sotto gli occhi dello spettatore, in modo indolore, omogeneo, come un serpente, che nel suo lento incedere si spoglia di vari pelli pur rimanendo lui. Colonna portante del film la/le magistrale/i interpretazione/i di Denis Lavant, protagonista indiscusso. Holy Motors in alcuni punti sfiora il criptico e il pretenzioso, ma è sicuramente qualcosa di originale che merita la visione.
Only God Forgives – Nuova pellicola di Wedding Van Refn (Drive, Pusher, Valhalla Rising). Un viaggio disturbante in una fluorescente Bangkok notturna che colpisce a livello viscerale. Gli essenziali movimenti di macchina, la compostezza monolitica degli attori, la fotografia e le sonorità conturbanti, sgretolano in più piani narrativi questa splendida pellicola. Refn ammicca a molti grandi maestri, primo su tutti Lynch, mantenendo la sua personalissima impronta musicale. C’è chi ha gridato al capolavoro, ma nessuno lo ha sentito, perché erano tutti occupati ad accapigliarsi intellettualmente sulla Grande bellezza (decadentista).
Un vero peccato, perché se Sorrentino comunica poco mettendo in scena molto, Refn comunica tantissimo mostrando poco, lavorando per sottrazione, con fermi immagine, dialoghi ridotti all’osso, inquadrature fisse o carrellate lente. Vi rimando, per questo film, alla recensione della mia collega Federica. Per un’analisi della Grande bellezza divergente dalla mia vi rimando invece alla recensione di Orsorosso.
Spring Breakers – Harmony Korine (Gummo, Julien Donkey-Boy, Mister Lonely) ha scritto e diretto questo party-gangster patinato saturo di pistole, strafie e droga. Quattro studentesse, sexy e scellerate, decidono di delinquere per pagarsi le vacanze estive, finendo coinvolte in una faida tra gangster. Conoscendo il regista, e la sua filmografia, si può facilmente intuire l’intento parodico e critico del soggetto. Il montaggio che alterna flashback e flashforward lascia disorientati, fa perdere la cognizione del tempo, trasmettendoci lo “sballo” perenne ed estremo che le protagoniste vivono. La fotografia è ammaliante, gli attori sono carismatici e le colonne sonore azzeccatissime. Come è successo però per Starship Troopers, il messaggio di Spring Breakers, si perde dietro l’ottima qualità tecnica, rischiando di far diventare il prodotto manifesto di quel microcosmo che invece vorrebbe condannare.
Odierete o amerete questi film, non ci sono vie di mezzo. Se volete confondervi un po’ le idee davanti ad un film particolare, adesso sapete come fare.
Francesco Casini