Radioeco presenzia alla quarta giornata del Pistoia Blues con grandi aspettative e tanta voglia di rock’n’roll.
Il centro storico è accogliente e ci abbraccia subito con i suoi colori caldi. Per raggiungerlo abbiamo dovuto attraversare la Toscana, da Cecina a Pistoia, godendoci un panorama naturale molto suggestivo.
Meno suggestive sono le reazioni degli organizzatori: vendite e presenza decisamente sotto le aspettative.
Arriviamo in quel di Pistoia e ci imbattiamo subito in un gruppo di fashion-victim intenti a trasportare custodie dalla forma inequivocabile di strumenti musicali. Li seguiamo e di conseguenza arriviamo proprio di fronte al palco sempre in via di allestimento in Piazza del Duomo. Intanto un gruppetto di fedelissimi è già in prima fila a cantare vecchi successi dei fratelli Gallagher. Ci saranno 30°, ma loro continuano, noncuranti. L’alcol è già entrato in circolo, evidentemente.
I giovani ragazzi appena incontrati sono i Cold Comittee ed aprono le danze sullo stage. Sono quattro sbarbatelli gallesi, che hanno avuto la benedizione di monsignor Liam Gallagher. Sul palco di Pistoia impattano con l’iniziale nonchalance dei gallagheriani presenti sottopalco. Sound molto fresco a cavallo tra britpop e rock’n’ roll tipico degli sweet 60. Riescono comunque a intrattenere e divertire. Missione compiuta per loro.
Seguono i Blastema, oramai realtà affermata del rock made in italy. Li abbiamo incontrati prima, durante e dopo il concerto. Foto, intervista, chiacchere. Disponibilità e gentilezza ci fanno allargare un gran sorriso, garanzia del piacevole ricordo che terremo di loro. Sul palco poi sono un’altra cosa. Profondi e intensi. A tratti aggressivi. Attratti, invece, sono i presenti di Piazza Duomo. Confermato in toto quanto di buono seminato nell’ultimo anno. Per i Blastema inizia il periodo della dolce raccolta.
Dopo, tocca aspettare una mezz’ora abbondante prima che i Beady Eye imbraccino gli strumenti. L’attenzione viene catturata subito dalle tipiche dolci maniere di Liam Gallagher, che si presenta con la solita inconfondibile strafottenza, occhiali da sole e giacchetto agganciato fino al collo. Eh, il look prima di tutto.
Pochi saluti e si parte subito con l’ouverture dell’ultimo album (BE, qui la recensione) Flick Of The Finger, che infiamma gli animi già caldi per l’eccitazione (e 4 ore sotto il sole).
La scaletta procede senza intoppi, le canzoni vengono suonate in modo pedissequo, identiche alle tracce registrate in studio, come da ventennale tradizione oasisiana. E come sempre suonano quasi immobili (Andy Bell ha la stessa espressività di Zoff, per dire), un altro marchio di fabbrica. Ma mentre sullo sfondo scorrono i video di Second Bite Of The Apple e molte immagini cult, tra cui quella di Bruce Lee, quello che ci colpisce è lo strano cortocircuito che avviene inevitabilmente nei live dei Beady Eye. Il pubblico vuole gli Oasis, è lì per le canzoni degli Oasis e i Beady Eye sono solo una cura palliativa per evitare di dover rinunciare una volta per tutte alla band di Manchester. Significativo è il fatto che durante i nuovi brani non canti nessuno: i testi sono sconosciuti, se non con qualche eccezione per i singoli (e rigorosamente durante il ritornello). Liam Gallagher lo sa benissimo, per questo ha deciso di inserire nel tour attuale (a differenza di quello del 2011) due evergreen: Rock’n’roll Star e (What’s The Story) Morning Glory?, naturalmente vissuti dai fan come i momenti più intensi di tutto il concerto.
Intenso sì, ma terribilmente breve: un’ora scarsa di musica, la miseria di 13 canzoni, e via senza neanche un bis.
La gente, prima fiduciosa nel ritorno di Liam&soci, man mano si sparpaglia per tutta la piazza in un misto di stupore e delusione. I Beady Eye hanno chiaramente snobbato la data del Pistoia Blues 2013 (la loro unica in Italia) limitandosi a svolgere il compitino, quasi sotto al minimo sindacale.
Per la via del ritorno, ancora con l’amaro in bocca, sbagliando strada incappiamo per caso nell’intima esibizione di un gruppo di dream pop elettronico, che ci cattura e ci riconcilia con il mondo. Scopriamo essere il duo italiano Iori’s Eyes, e notiamo che tra il pubblico astante ci sono anche gli ormai “amici” Blastema, che dalle danze tribali che improvvisano pare gradiscano molto.
Una volta trovata la strada giusta, ancora entusiasti per il casuale incontro, una terribile riflessione ci assale: c’è chi fa musica, e c’è chi fa i soldi.
Iacopo Galli, Nicola Doni & Andrea Fastella
Redazione musicale