[RECENSIONE] Etruschi from Lakota – I nuovi mostri

I nuovi mostri - Etruschi from Lakota

Uscito il 21 gennaio 2013, I nuovi mostri, album d’esordio degli Etruschi from Lakota (prodotto da Phonarchia), è uno dei dischi più chiacchierati sulla scena pisana e Toscana. Gli Etruschi sono cinque ragazzi attaccati alla loro terra e alla loro cultura, così come lo erano gli indiani del Lakota dall’altra parte dell’oceano. Questi poco più che ventenni, vincitori dell’Italia Wave Toscana, ci raccontano con forza e ironia chi sono i loro “nuovi mostri”, e come un Virgilio capellone del 2013 guidano l’ascoltatore in un viaggio alla scoperta del mondo di provincia a tempo di hard rock/folk/blues.

Il disco si apre con l’energica Elenoir che introduce il primo tema: le donne e le delusioni amorose. Un bel motivo orecchiabile ricco di schitarrate acustiche e belle frasi elettriche dei due chitarristi Pietro e Simone.

Continua il “viaggio” con la divertente Guerra Tra Poveri e il “nuovo mostro” di turno, il pubblico ufficiale che tartassa il malcapitato narratore proprio nel giorno di Natale, multandolo senza pietà. Ma subirà le conseguenze della sua azione…

Panorama Musicale Provinciale, terza traccia e primo singolo, è davvero una gran bella canzone, nonchè carta d’identità degli Etruschi: timbro riconoscibilissimo del cantante, chitarra coinvolgente e una base ritmica basso-batteria che fa ballare. Questo è il pezzo che imparerete ancor prima della fine del primo ascolto e canterete a squarciagola in auto. Il bersaglio stavolta sono le innumerevoli cover band di gruppi d’altri tempi, “sfottute” apertamente (ma con affetto). Godetevi il video!

Dopo questa bella tripletta, il viaggio nella provincia continua tra la mancanza di lavoro, i pregiudizi di paese, la politica… I testi sono eloquenti ma mai pesanti o drammatici. Oltre che con frasi divertenti, i ragazzi si divertono a riempire le tracce di citazioni musicali particolarmente creative. Da un inaspettato Fatboy Slim a metà di Insetti, la canzone che narra il dramma dei matrimoni di paese, a Re dei Giudei, medley con Jesus Christ Superstar. Sul terminare del disco gli Etruschi cedono al fascino della cover e concludono con una personalissima versione di Vengo anch’io, dalla quale emerge ancor di più l’impronta del quintetto.

In questo album io sento tante influenze: Zen Circus, Jannacci, Led Zeppelin, Ac\Dc, Guns ‘n’ Roses e molti altri, ma credo anche che gli Etruschi abbiano saputo trarre ispirazione senza copiare, cosa che troppo spesso accade nel caso di molte band emergenti o anziani alla ribalta (che copiano se stessi, cosa possibilmente ancora più triste).  Alle ottime influenze e alla bravura tecnica gli Etruschi hanno aggiunto l’ironia e le storie, incollando il tutto con l’alchimia di un gruppo di amici che prende in mano gli strumenti e crede in un sogno comune.

Sarà che sono anch’io una ragazza di provincia, ma a me questo disco è parso bello, originale e divertente.

Chiara Calastri

Redazione musicale

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