[Live Report] La terza serata del Greentech

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Domenica 31 Marzo, Pasqua.

Le estenuanti visite dei parenti non mi permettono di recuperare il sonno andato perso nella nottata insonne e stravolto collasso nel tardo pomeriggio. Mi sveglio di soprassalto alle 21 e mi fiondo in auto per andare al Greentech. Una volta arrivato mi rendo conto di aver tenuto i fanali spenti per tutto il tempo. Ottimo, penso, sarà una lunga notte.
Ad attendermi all’entrata il team di Radioeco: un fotografo e un esperto di musica elettronica incaricato di strappare qualche intervista ai DJ della serata.

DSC01837All’interno la situazione è tranquilla, quindi ne approfitto per fare un paio di foto, sistemare qualche impostazione della reflex (fingendo di capirci qualcosa) e ambientarmi. Le sale sono due: Auditorium, quella principale, piuttosto grossa, e Galilei, molto più intima. Al momento nella prima c’è Mattia D’Amato, artista livornese giovanissimo, del ’92, dalle sonorità house e deep, e nella seconda Yuma Crew.

Vicino l’entrata c’è il guardaroba e un lungo bancone adibito alla vendita d’alcool. Per la gioia delle mie gambe, e del mio sedere, numerosi divanetti morbidi e vellutati sono disseminati in ogni dove. Voglio sprofondarvi ma uno strano tavolo attira la mia attenzione: ci sono dei tizi, vestiti da cuochi, con tanto di toque, che vendono magliette. Con qualche strano maleficio i cuochi disegnano e colorano le magliette con liquidi biologici, colori vegetali, insomma, col cibo. Non riesco a capire che intrugli siano, ma da quello che vedo sembrano prevalentemente frullati di ortaggi. L’idea è ganza anche se nessuno si fa avanti a comprarle.

Noto sul tavolo dei bocconcini, apparentemente commestibili, e in quel momento mi rendo conto di non aver cenato. Sono tentatissimo dal mangiarne uno, ma non mi fido dei cuochi-stilisti e me ne vado a fumarmi una sigaretta.

DSC01848Alle 23 la situazione si fa affollata. Diventa difficile camminare nei corridoi, tuttavia le sale sono ancora parzialmente vuote; c’è qualcuno che balla timidamente, rasentando le parenti, come a volersi riscaldare. Ai piatti nell’Auditorium Teo Naddi, classe ’86. L’impianto si fa sentire e se provo a sedermi accanto ad una cassa mi tremano le budella. I bassi sono sparatissimi, come è giusto che sia; i volumi sono alti ma non forano i timpani: hanno fatto un ottimo lavoro i tecnici del suono. Nella sala Galilei i quattro Dj di Yuma Crew si alternano, sparando principalmente techno, di quello ipnotico e potente.

Nel frattempo, non so come, finisco dietro le quinte dell’Auditorium. Qui c’è la gente importante, non gli sfattoni che ballano in sala. Ci sono ragazze in vestito da sera, che si strusciano tra di loro e cercano l’occhio dei fotografi. Poi organizzatori, VJ e altri infiltrati come me.

Mi siedo e do un’occhiata alle foto che ho scattato: pessime, la maggior parte sono sfuocate o mosse. Faccio schifo come fotografo. Sto lì ad autocommiserami quando un tizio, che sembra un ballerino di Amici di Maria De Filippi, in canotta, capelli lunghi ossigenati, si siede accanto me (mettendomi una mano sulla coscia) e chiedendomi se sono il fotografo ufficiale della serata. Gli rispondo di no, gli dico che sono di RadioEco e lui fa: CHI?! RadioEco! Al che mi guarda confuso, scuote la testa e mi chiede una sigaretta. Gli rispondo che non ne ho e il tipo se ne va.

DSC01960Superata la mezzanotte il Palazzo dei Congressi è pieno. Le sale sono stracolme. Comincia a girare la voce che l’esibizione di Tobi Neumann sarà anticipata all’una. Col team di Radioeco mi posiziono davanti l’entrata del palco; l’idea è quella di strappare una mezza intervista a Tobi prima che suoni. Dopo mezz’ora d’appostamento però ci accorgiamo che è già sul palco. Ritorniamo dietro le quinte per osservare  Tobi da vicino.

Il DJ tedesco, ormai sulla quarantina, si diverte; è un signore molto distinto che concede sorrisi a tutti, saluta il pubblico e abbraccia qualche ragazza che gli ronza attorno; non si risparmia per nessuno. Il suo tech-house è brillante e fa muovere l’intero Auditorium. In quel momento torna il ballerino di Amici e mi offre uno Jagermeister, sponsor della serata. Declino ringraziando e mi dileguo.

Torno in Galilei. Il palco è pieno di gente e non riesco a distinguere chi suona da chi ascolta. Vengo fermato da almeno trenta persone per le foto. Una ragazza addirittura mi prende per mano, mi porta a giro e si fa fotografare abbracciata a più persone. Mi ha preso per il suo fotografo personale. Ad un certo punto mi stufo, nascondo la macchina, abbandono l’egocentrica e torno a fumare.

Fuori incontro una vecchia compagna di classe. Dopo essere stato preso in giro da quest’ultima per la mia prestazione totalmente gratuita di fotografo me ne torno nell’Auditorium. È arrivato il momento degli artisti più attesi: Tiger&Woods.

La gente è scatenata nonostante siano ormai le 3 inoltrate. Chi riesce ancora a reggersi in piedi lo fa per ballare. Scatto qualche foto, poi stravolto vado ad afflosciarmi su un divanetto. La nottata è quasi conclusa. Vedo uno dei cuochi-stilisti, poco lontano da me, barcollare e cadere su un cumulo di scatoloni. Il bancone degli alcolici è disastrato, come fosse stato preso d’assalto da un branco di rinoceronti. Il pavimento del bagno è ricoperto di una melma non meglio identificabile e all’uscita c’è una folla di gente in attesa di recuperare i giacchetti dal guardaroba.

Sono disintegrato dal sonno e dalla stanchezza. Consegno il pass al fotografo (vero) di Radioeco che con coraggio invidiabile sta ora ballando, ed esco. All’aria aperta mi rendo conto di essere imbrattato di drink ovunque. Non riesco a capire come sia possibile. Qualche ubriaco deve avermi usato come bersaglio mentre mi facevo spazio tra la folla. Monto in auto ed evito gente collassata per terra in mezzo alla carreggiata.

Me ne ritorno a casa, questa volta coi fari accesi.

Francesco Casini

Redazione musicale

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