[RECENSIONE] DJ Rashad – Rollin EP

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DJ Rashad - RollinSe non lo conoscete, il footwork è quanto mai di moda e dannatamente accattivante. Nato e affermatosi come genere specificatamente di Chicago, il juke o footwork è caratterizzato da beat cinetici e imprevedibili attorno ai 140 bpm, sample vocali fatti a pezzi che si inceppano e bei grandi bassi. Il nome viene dalla danza tipica.

Negli ultimi anni, il genere ha avuto sempre maggiore fortuna al di fuori dell’ambiente originario e molti produttori estranei alla scena si sono cimentati con i suoi ritmi imprevedibili. Il footwork è giunto così anche in Europa, e in particolare in Inghilterra, sostenuto inizialmente da etichette come la Planet Mu. Ora anche la rinomata Hyperdub si butta nella mischia, tanto che lo stesso Kode9 ha scelto di virare, per il prossimo singolo, verso queste sonorità.  Intanto pubblica Rolling, EP di uno dei maestri indiscussi della scena footwork di Chicago, DJ Rashad, autore l’anno scorso di Teklife Vol. 1: Welcome to the Chi, considerato da alcuni come il capolavoro della scena e da me come uno dei migliori album del 2012.

Se quel lavoro era una grande prova di forza ed energia, in cui ogni sentimento umano era spersonalizzato, in questo si trovano inaspettati accenni malinconici, a cominciare dal sample R&B femminile di Rolling, che su beat smezzato e quasi hip-hop, parla di amore perduto. Tuttavia l’incanto dura poco, perché irrompe la voce maschile di un altro sample («she off the molly»), già sentito in una recente collaborazione tra Rashad e Spinn. Questo sample, oltre a sviluppare un’aria drogata, abbatte con furia iconoclasta e sberleffo ironico l’atmosfera di rimpianto fino ad allora creata. Ed è un piacere.

La traccia migliore, tuttavia, è senza dubbio Let It Go, sorta di ibrido tra il footwork e la jungle, dove i ritmi del primo si assestano sugli andamenti usuali della seconda. Una scelta non casuale se si pensa a quale etichetta e pubblico l’EP è mirato. Ancora più giusta se si considera che i ritmi imprevedibili del footwork possono indurre a un orecchio non abituato quello choc del nuovo che la jungle portava negli anni ’90 all’interno della scena rave britannica. In ogni caso, l’emozione qui è davvero sincera e il sample commuove.

Girando lato, si incontrano due collaborazioni con altrettante figure di spicco della scena footwork. La migliore, un’altra traccia favolosa, è senza dubbio la prima, con DJ Manny. Intitolata Drums Please ­˗ l’ameremmo solo per questo ˗ dà quello che promette: una batteria impazzita che s’acquieta solo in alcune pause calibrate. Una linea di synth stridentemente malinconica fa il resto.

Broken Heart, con DJ Spinn, si muove invece in un’atmosfera orientale, in cui si parla di cuori spezzati e di mettersi in ginocchio a pregare. Chiude degnamente l’EP, un ulteriore passo verso l’affermazione mondiale del footwork, che Rashad e gli altri della crew Teklife perseguono da qualche anno. Come ha detto qualcuno, «it’s all about the drums».

Luca Amicone

Redazione musicale

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