Sta piovendo da un mese oramai. La meteoropatia e le abitudini notturne mi stanno portando lentamente alla depressione, quindi ho deciso di esorcizzare la cosa scrivendo di film che mi hanno fatto piangere e non venite fuori con la storia che i veri uomini non versano lacrime perché Ken Shiro ha dimostrato ampiamente il contrario nelle sue avventure post-apocalittiche.
Vado in ordine crescente d’emotività:
5. American beauty – Quando lo vidi per la prima volta avevo dodici anni (infanzia felice) e ci capì ben poco. Ricordo che mentre Kevin Spacey si masturbava nella doccia, chiesi spiegazioni di cosa stesse succedendo a mio cugina che lo guardava con me, «Quando sarai più grande capirai»: e così è stato, non solo per le seghe, anche per tutto il resto. Adesso il monologo finale mi fa un po’ ridere per la sua banalità, però quando lo rividi da adolescente fu un bel colpo. Diciamo che è un film invecchiato male ma con qualche taglio qua e là sarebbe ottimo (ora mando una mail a Mendes). Rimane tutt’oggi tra i miei preferiti per quelle scene a base di petali di rosa che sono rimaste nella storia e per Spacey, ovviamente, nella sua migliore interpretazione dopo Verbal Kint.
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4. Amour – Qui è difficile rimanere indifferenti. L’ho visto al cinema pochi mesi fa e per quanto cercassi di trattenermi alla scena dello schiaffo mi sono sudati gli occhi. Sfido chiunque non sia empatico come un sasso a non commuoversi. Il film è semplicemente perfetto e tocca argomenti piuttosto difficili. La regia asciutta e prolissa è totalmente priva di colonne sonore o scene svenevoli, quindi la commozione non è facilitata da bassezze tecniche; Amour tocca nel profondo in modo onesto. È una visione impegnativa ma che lascia il segno. Miglior film straniero agli oscar 2013.
3. Elephant man – Grande mia mancanza, l’ho recuperato in lingua originale l’anno scorso. Gran parte dell’emozione scaturisce sicuramente dal fatto che il povero Elephant Man è esistito veramente e che la vicenda raccontata da Lynch è abbastanza fedele alla realtà nonostante molto sia stato inventato per dare compiutezza alla trama. Ciò nonostante, il film mette la pelle d’oca in molte scene e regala qualche lacrimuccia per l’irresistibile bellezza interiore di Merrick. Il tema dell’aspetto esteriore arriva forte e ha sicuramente una portata universale; chi non si è mai sentito brutto, impresentabile, anche solo per un attimo?
2. Eternal Sunshine Of Spotless Mind (Se mi lasci ti cancello) – Qui c’è poco da piangere, però mi ha emozionato parecchio e rimane uno dei miei film preferiti di sempre e per sempre. La sceneggiatura di Kaufman è fantastica (vinse l’oscar), la regia ottima e gli attori bravissimi. Il genio di Kaufman (consiglio tutti i film tratti dalle sue sceneggiature, in particolare Il ladro di orchidee) sta nell’aver combinato più generi in un mix omogeneo, senza però distaccarsi dal Romantico, rilanciando così un genere per anni simbolo di melenso intrattenimento commerciale. Il film riesce a parlare in modo maturo dell’amore pur rimanendo in bilico tra commedia, dramma e fantascienza. Speciali le colonne sonore.
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1. Warrior – Allora, qui non si parla di piantini da femminucce ma di fiere lacrime virili che scendono dritte come grandine da volti induriti dal testosterone. Warrior non è un film sull’MMA ma un dramma familiare al cui interno c’è di tutto: riscatto, amicizia, amore, onore, fratellanza e molto altro; è proprio difficile che il film non vi tocchi. I personaggi in scena sono tutti splendidamente caratterizzati e interpretati. Nick Nolte è da manuale, non da meno l’eccezionale Tom Hardy e Joel Edgerton. Di cazzotti se ne vedono pochi, tanto che il mondo della lotta fa semplicemente da contesto. Nel finale, appena attaccano i The National, sono brividi. Chi diavolo se l’aspettava da un film sui cazzotti?!
Se nessuno di questi film vi smuove un pochino provate con questo o questo e se non è ancora abbastanza fatevi vedere da uno psicologo perché siete dei potenziali serial killer.