I Radio Moscow sono una band Hard Blues psichedelica statunitense. A vederli, però, diresti che sono dei nostalgici hippie e niente più. Parker Griggs, Billy Ellsworth e il batterista live Paul Marrone, sono tre ragazzi allampanati, capelli e barba lunghi, vestiti squisitamente anni ’60, dall’aria tranquilla. Parker il chitarrista e cantante, nonché fondatore del gruppo, ha una lunga cicatrice sulla fronte. Leggenda narra che sia stato il vecchio batterista a fargliela, scagliandogli contro la sua chitarra nel delirio di un live. L’ultimo album risale al 2011 “The Great Escape of Leslie Magnafuzz”.
Questi tre ragazzi dell’Iowa sono passati sabato scorso dall’Albatross e hanno lasciato dietro di sé terra bruciata. Concerto a numero chiuso, solo 80 biglietti per cercare di limitare i danni e i contusi.
Mi son portato dietro la fotocamera, convinto, nella mia ingenuità, di riuscire a fare qualche foto. Il risultato è una collezione di scatti mossi dai colori confusi, un po’ per colpa del pogo, incessante, operato da un gruppo di briaii, e un po’ per le luci psichedeliche proiettate sulla band da un vispo vecchietto che annovera sicuramente nel curriculum il Summer Love del ’67.
I Radio Moscow hanno suonato incessantemente per quasi due ore nonostante la folla si spintonasse fin sopra le pedaliere colpendo i microfoni. L’acustica era davvero buona e i riff acidi di Parker uscivano graffianti e diretti. Il batterista non ha alzato la testa dal rullante un secondo, picchiando come un dannato, seguito come un’ombra dal bassista. Il risultato è stato strepitoso: un fiume di rock psichedelico serrato e ipnotico, con un groove pazzesco.
Superata la prima ora sembrava di stare in una sauna. C’era gente che ha ballato senza sosta grondando sudore, accasciandosi solo per riprendere fiato o bere qualcosa. Ho visto andare qualcuno anche a piedi all’aria mentre il padrone del locale cercava disperatamente di calmare gli animi. Una ragazza, in stampelle, è rimasta tutto il tempo in un angolo, stretta nelle spalle, nascosta dietro un ragazzo che faceva da scudo umano contro il pogo. La stanza, già angusta di suo, era un campo da battaglia. Attraversarla senza scivolare su birra, viscidume vario, sudore e bicchieri era un’impresa.
Verso la fine del concerto qualcuno è caduto proprio sul microfono del cantante, mandandoglielo a sbattere nei denti. La risposta è stata: «hey, we can’t play if you fuck everywhere!», ma non è valsa a nulla.
Finito tutto, la folla si è riversata per strada. Il fonico si è incappucciato, steso a terra e addormentato. I Radio Moscow sono rimasti a bere fino alla distruzione. Io, provato, me ne sono andato a letto, ma voci narrano che in tarda notte i tre abbiano litigato sotto gli influssi dell’alcool. Il batterista ad un certo punto è caduto a terra svenuto. Il bassista ha minacciato di abbandonare la band per chissà quali ragioni. Tutto questo mentre il fonico, risvegliatosi, caricava da solo la strumentazione, pronto a guidare per le successive dieci ore, e mentre il vecchio hippie beveva e fumava con una compostezza invidiabile. Un gruppo di folli.
Non ho ancora rimesso piede all’Albatross ma sono sicuro che i gestori abbiano dovuto faticare un bel po’ per rimettere in sesto il locale, consci comunque del fatto che ne è valsa la pena.
Concerto strepitoso, non se ne vedevano di così da parecchio in quel di Pisa.
Se volete un assaggio la band ha rilasciato qualche giorno fa un nuovo singolo:
[soundcloud url=”http://api.soundcloud.com/tracks/77143165″ params=”” width=” 100%” height=”65″ iframe=”true” /]
Francesco Casini
Redazione musicale