Gennaio 2009: sono nella biblioteca di Ingegneria, di pessimo umore e con una pila di articoli da spulciare (molti dei quali ho il forte sospetto che mi siano perfettamente inutili). Devo dare un senso alla mia tesi triennale, e in fretta, o perderò l’appello di febbraio. In un momento in cui la scimmia che batte i piatti nel mio cervello si fa troppo insistente, mi alzo per andare a procacciarmi un po’ di grassi saturi al distributore del piano terra.
Al mio ritorno sugli appunti è stato posato un bigliettino: c’è un numero di telefono, seguito da un “;-)”.
Mi guardo intorno per sbirciare chi possa essere, ma non vedo cenni.
Il bigliettino viene riposto con cura in un angolo della cartellina con gli appunti e io riprendo il mio lavoro febbrile (che, come Zeus ha voluto, mi ha portata poi a laurearmi davvero a febbraio).
Cosa sarebbe successo oggi?
Avrei probabilmente trovato un messaggino sulla pagina Spotted: UNIPI.
Come funzionano queste pagine oramai è noto: si contatta l’admin (se si vuole restare anonimi) o si posta direttamente il proprio messaggio in merito a ragazzi e ragazze spotted (“avvistati”), indicando il luogo dell’avvistamento.
Quello che risulta è un lunghissimo diario di messaggi, battute, sghignazzate, sospiri, denunce, riferimenti.
Un enorme muro su cui gli admin appuntano i messaggi a qualunque ora (prevalentemente la sera), e gli studenti vanno a sbirciare cosa accade alla loro segnalazione (commentano? Non commentano? Qualcuno mi ha trovato? Mi prendono in giro?).
Chi scrive e come si comportano gli utenti di questa pagina?
Ne abbiamo parlato con Admin #1, il creatore della pagina pisana che vuole restare nell’ombra (fa ‘na cifra Brus Uéin restare nell’ombra, diciamocelo, quindi apprezzo che lo faccia).
A quanto risulta, scrivono in egual maniera ragazzi e ragazze.
Alcuni messaggi sono belli e romantici, altri ci provano ma non riescono, altri ancora si inseriscono nel filone Catullo-che-al-liceo-non-vi-faranno-mai-leggere e sparano qualche volgarità liberatoria; ci sono quelli che inneggiano a epiche serate appena vissute e quelli che si uniscono in dichiarazioni di gruppo.
Si trovano anche Enzi e Carle che gridano il loro ovvove per l’outfit di qualche avvistato (nota: un capo atrocemente criticato sono i leggins. Tenetelo a mente, prima di inguainarvi come Eva Kant per andare a lezione. A meno che non siate Eva Kant. Per il resto, mettetevi quel che vi pare.)
I miei preferiti, per la cronaca, sono i sospiratori che sperano che prima o poi la principessa si volti e i nostalgici che si chiedono che fine abbia fatto la ragazza che studiava sempre in biblioteca cinque anni fa.
In breve: una raccolta di Lirici Greci in italiano senza il filtro di migliaia di anni e di un Quasimodo che gli dia una sistemata.
La maggior parte dei messaggi arriva la sera, ore dopo l’effettivo avvistamento.
Ora, ci sono due scuole di pensiero: la prima vede queste pagine come l’ennesimo sistema di controllo che rende le persone complessate e sociopatiche. Ammetto che questa era la mia prima versione.
La seconda, invece, mi è venuta in mente dopo aver letto un po’ di messaggi in più.
Gli annunci infatti fanno spesso riferimento a persone bellissime, meravigliose, inarrivabili. Devo dire però che io, da quando vivo qui, ho raramente adocchiato qualcuno che possa definirsi oggettivamente stupendo, e che vedrei senza problemi in un film a sostituire Hugh Jackman quando ha l’influenza.
E quando è successo, erano motociclisti danesi di passaggio, non studenti miei pari.
Cosa ne deduciamo, noi fini conoscitori dell’animo umano?
Che anche se siamo ingrigiti, stressati, con le doppie punte, i jeans del liceo e un brufolo nuovo nuovo sulla fronte, qualcuno che nota qualcosa di bello in noi si trova, ma noi non lo sappiamo quasi mai. E lo stesso vale per quelli che ci criticano.
Fine dei complessi, evviva! Ad evitare che i commenti degenerino ci pensano gli amministratori.
Admin #1 ci fa sapere, inoltre, che gli incontri effettivamente realizzati sono più di quanti si pensi; insomma, se ad un certo punto si trova il coraggio di buttarsi, non è detto che il finale Jane Austen non si verifichi (no, non potete facilitare questo mettendovi vestiti stile impero e cuffiette, se ve lo state domandando).
Andare ai raduni (come quello del 2 marzo alle 23.30 in P.zza dei Cavalieri) può dare una mano; alla peggio avrete conosciuto qualcuno di nuovo, o avrete fatto uno studio sociologico.
Non ho mai chiamato l’autore del bigliettino. Volendo rispondere dopo quattro anni alla maniera Spotted, gli dico: grazie, mi hai fatta sorridere in una giornata in cui mi sentivo veramente appena sputata da una balena.
Guarda la fotogallery sulla pagina Spotted
Giorgia Fumo per University Fair