[RECENSIONE] Skrillex – Leaving EP

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A Natale siamo tutti più buoni, incluso Sonny Moore, meglio conosciuto con il tonitruante nome di Skrillex. Probabilmente, per quanto improbabile la cosa possa sembrare, anche lui ha avuto un’infanzia riscaldata dal tepore dei pranzi natalizi e illuminata dalle mille luci degli abeti, il cui ricordo, evidentemente, deve averlo addolcito. Infatti, nei primi giorni di questo anno ancora infante, ha pubblicato quasi in sordina un nuovo EP, Leaving, dalla durata di appena tredici minuti e composto di sole tre tracce. La sorpresa tuttavia è stata grande. Il lato introspettivo e pacato di Skrillex è venuto fuori ed è stato uno choc per tutti. Chi se lo sarebbe aspettato da quel demonietto surriscaldato e su di giri, accusato dai veri intenditori, o tali per autonomina, di avere imbarbarito la musica elettronica tutta a furia di drop furibondi, bassi micidiali e totale demenza?

Prendiamo, ad esempio, la traccia eponima, riposta in chiusura, in cui si cerca di costruire una grande atmosfera, a cui concorrono, in maniera studiata, tutti gli elementi: ritmo spezzato e ansiogeno, voce lontana e spesso rotta a metà, melodie sfumate nei subbassi. L’apertura finale dà al tutto aria e volume. Che dire? I paragoni con Burial si sono sprecati. Ora, va bene che siamo tutti colpiti, ma non esageriamo.

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Nel frattempo, i fan duri e puri, che poco hanno gradito la cosa, sono già sul piede di guerra e si sospetta che ben presto metteranno in giro teorie complottistiche che vorrebbero, ad esempio, che Sonny Moore sia morto o, in alternativa, che sia stato rapito dagli alieni e quindi sostituito da un sosia o,  nel secondo caso, un clone che non ha ben compreso che musica facesse l’originale.

Neanche la traccia d’apertura, The Reason, infatti, benché dotata di un ritmo più sostenuto e di un basso che si fa sentire maggiormente, colpendo soprattutto nel mezzo, quando si ricaricano le pile prima di ripartire dall’inizio, mostra il solito Skrillex. La ripetizione senza sosta del titolo, costantemente modificata nell’altezza, tenta un’insolita presa emotiva.

La scoperta che anche Skrillex ha quasi certamente un’anima, o almeno dei sentimenti, ci spinge quasi alle lacrime, irrimediabilmente finte. Forse non è solo un’altra delle sue mille pose, prodotto posticcio della volontà di mostrare che anche lui sa farle certe cose, se vuole, e di farla finita una buona volta colle suddette critiche, a cui possono aggiungersi la totale mancanza di tatto e l’assenza di qualsivoglia sottigliezza? A voi l’ardua risposta.

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=PoTp-TaOf_0&w=560&h=315]

Intanto, il vecchio Skrillex sopravvive solo nello Scary Bolly Dub, schiacciato in mezzo alle altre due tracce. Rielaborando Scary Monsters and Nice Sprites su ritmi moombahton, ripropone la musica decerebrata e meccanica che l’ha portato al successo. Nel prezzo sono ovviamente inclusi l’incorporamento di voci di persone fuori di testa e il ritorno del drop, andato scomparso negli altri momenti dell’album. Quasi ci era mancato. O forse no.

Luca Amicone

Redazione musicale

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