Los Angeles, Hermosa Beach, 1980.
Ops!
Pisa, Rebeldìa, 8 dicembre 2012.
Non tutti sono usciti illesi dal primo, e speriamo non ultimo, Pisa HardCore Fest.
Nella giornata consacrata alla madre del – forse vostro – Salvatore, i pancali rivestiti di cartone (al diavolo il palco, vile struttura borghese) dell’ex Colorificio liberato di Via Montelungo 70, hanno sorretto a fatica il dimenarsi di nove formazioni incazzatissime:
Alfatec | D-rod | LaGuerra | La Lisca | Nido di Vespe | One Night Stand | Stella Maris Music Conspiracy | Sequoia | Zedded
Completamente a loro agio nello spoglio capannone industriale, fin dal soundcheck, ci raccontano i compagni del centro sociale intenti a preparare i rifornimenti alcolici pre e post- screamo,«questi son carichi come Charlie Harper a Milano nell’80», ricordando il mitico concerto degli Uk Subs, con i Ramones headliner.
I Sequoia rammentano il freddo pungente che ha caratterizzato le prime fasi della serata, quando il pubblico ha cominciato ad affluire e scuotere quella fabbrica dismessa, riaperta per dar voce anche alle sonorità che rimangono più sommerse come quelle del trio viareggino, che non avevano ancora avuto modo di attraversare questa Pisa “not- yet dead”. «Un’esperienza da ripetere al più presto, per la bellezza del luogo e la cordialità del pubblico», commentano, ancora intenti a leccarsi le ferite di un live accesissimo e carichissimi in vista della nuova sala prove dove si rinchiuderanno a comporre, come possiamo leggere sui loro social network.
Sono volati bicchieri e lattine, qualcuno ha cercato di mettere in difficoltà la performance degli Stella Maris Music Conspirancy prendendo decisamente i più radicali dettami di trasgressione del punk, senza considerare che stampare un NO FUTURE sulla strumentazione del gruppo poteva essere un tantino prematuro.
Tante le presenze di famigerati casinisti pisani, mitigati più o meno efficientemente da un servizio d’ordine impreparato ad energie con le quali troppo poco spesso abbiamo la fortuna di collidere, a rivendicazioni di libertà che diventano ebbrezze incontrollate, power chord, abuso di distorsioni e volumi fuori controllo, così come deve essere.
Fotografiche le parole di Francesco, al basso irruento de LaGuerra, gruppo pisano di recentissima formazione, ma già di discreta fama nell’ambiente, ai cui membri si deve gran parte dell’organizzazione del primo Pisa HC Festival: «Uno dei pochi casi odierni in cui non si è visto delle band sul palco e un pubblico fatto di Relflex pronte a poter gridare “io c’ero”, ma solo tante persone unite dalla voglia di dimostrare che esiste qualcos’altro. E per una sera, è stato di nuovo il 1983.»
Sagge e vagamente nostalgiche le riflessioni di un altro grande protagonista di questo Pisa HardCore Festival, un guru per tutti coloro che a Pisa vivono di musica “solida”, di live agguerriti, di location dove si suona anche per condividere un’idea comune di fare musica. Ai giradischi, ai vinili, all’impeccabile selezione musicale che ha preceduto, inframezzato e concluso la serata Alessandro Magnani del Gap Store di Via S.Martino. «Il posto ha dimostrato di rappresentare un’opportunità per dare rappresentanza a linguaggi diversi e i gruppi hanno affrontato con fierezza le condizioni emergenziali del Colorificio ottenendo un risultato molto positivo per la loro storia personale. Pogo, stage diving, qualche ‘zampata’, non sono mai mancati in nessun buon locale punk-rock del mondo, per questo le performance sono state emotivamente coinvolgenti: le invasioni di palco hanno contribuito alla creazione di incredibili corto circuiti, senza i quali non credo che sarei riuscito a divertirmi e a ridere tutto il tempo come mi è successo». Ale non manca di rivolgere un ringraziamento speciale al salvifico banchetto di panini FAME CHIMICA.
9 Dicembre 2012, sulla pagina facebook de LaGuerra:
«Ieri sera abbiamo fatto un po’ di macello. Il livello etilico era notevole. Grazie degli abbracci».
Amen.
Francesca Gabbriellini
Redazione musicale