Abbiamo accolto l’invito del Festival Nessiah 2012 e così ci siamo recati sabato scorso alla Sinagoga di Via Palestro, a Pisa, per partecipare ad Hanukkah, una festa importante del calendario ebraico.
La Festa delle Luci è diventata negli ultimi decenni una festa “pubblica”, ovvero sono molte le comunità ebraiche che oggi condividono questo momento anche con i “gentili”, talvolta celebrandola in esterno. Il rito a Pisa però si è svolto dentro la Sinagoga, alla presenza di un pubblico eterogeneo, e anche piuttosto curioso.
Abbiamo così indossato la kippah e abbiamo assistito all’accensione della prima candela della Hanukkiah. La tradizione vuole che la festività duri otto giorni, così da riempire progressivamente un candelabro ad otto bracci (Hanukkiah). La prima sera si accende un solo lume, oltre allo Shammash o “servitore”, così chiamato perché ci si può servire della sua luce. La seconda sera due lumi, e così via sino all’ottava sera.
Secondo la tradizione questa festa ha inizio il 25 di Kislev e dura sino al 3 Tevet (qualora Kislev duri 29 giorni, altrimenti la festa termina il 2 Tevet). Nel nostro calendario può avere una collocazione variabile tra fine di novembre e dicembre. La festa fu stabilita per celebrare la vittoria dei Maccabei sulla dinastia seleucide (165 a.C.) e il miracolo dell’ampolla d’olio da loro trovata nel Tempio sconsacrato. Infatti la storia, narrata nel Talmud, vuole che quest’ampolla d’olio, sufficiente ad alimentare una lampada per un giorno, durò ben otto giorni.
La cerimonia ha previsto anche la pronuncia di alcune berachot (benedizioni). Sconoscendo l’ebraico, l’unica cosa che era comprensibile alla nostra lingua era la parola “amen”, che la liturgia cristiana ha mutuato proprio dall’ebraismo.
Conclusa la suggestiva cerimonia, abbiamo preso una pausa, prima di ritornare nei pressi della Sinagoga, ovvero al Teatro Sant’Andrea, per assistere al concerto di due musicisti che già nella scorsa edizione avevano fatto la loro apparizione: Anton Dressler e Uri Brener. Entrambi moscoviti, e amici dai tempi degli studi al Conservatorio, e da molti anni collaborano in progetti jazz, klezmer “crossover”. Per diverse ragioni hanno eletto l’Italia come luogo d’ispirazione (oltre che di esecuzione), infatti sia Dressler (clarinetto e la programmazione elettronica) che Brener (pianoforte) hanno proposto un’interessante viaggio nella tradizione ebraica italiana. Il repertorio proposto ha pescato si ispira al patrimonio musicale ebraico liturgico delle comunità di Venezia, Ferrara, Livorno e Roma. Il concerto peraltro è iniziato con un pezzo tipico della festività di Hannukah.
Molto particolare è stato il momento affidato all’esecuzione solista di Dressner, il quale ha creato, grazie ad un clarinetto dotato di due microfoni, loop station, controller MIDI e notebook, una atmosfera musicale che ci ha ricordato alcuni jazzisti della ECM, con un uso sapiente di delay, loop, che hanno creato stratificazioni di suono e atmosfere ovattate. Per alcuni versi Dressler ci ha ricordato quanto ha fatto ultimamente Garbarek con il suo sassofono nel campo dell’ambient jazz. Quest’ultimo progetto del duo Brener-Dressler (Antur Duo) è senz’altro da tenere sott’occhio, o meglio sott’orecchio.
Intanto non finiscono gli appuntamenti previsti per Nessiah 2012. Il 12 dicembre alle ore 21 torna protagonista la musica con lo spettacolo di Amit Arieli & Darom Project alla sala della Biblioteca comunale di Cascina, un concerto-racconto sul “Darom”, che in ebraico significa Sud. Per molti secoli il sud Italia ha ospitato una vivacissima realtà culturale ebraica dando vita a fiorenti Comunità da Napoli alla Sicilia, che andarono gradualmente scomparendo a causa delle conversioni forzate e delle espulsioni. Sul palco Amit Arieli (clarinetto), Gabriele Savarese (chitarre, violino, baglama) e Dayana Gnarra (letture e canto).
Giuseppe Flavio Pagano (redazione musicale)