[RECENSONE] The Spaceape – Xorcism

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Correte subito, prima ancora di leggere questa recensione, a scaricare il piccolo (per lunghezza) ma grande (per ispirazione) album di debutto di Spaceape (qui gratuitamente) e datevi interamente all’incantesimo tribale di Xorcism.

Da tre anni in lotta contro una rara forma di cancro, Stephen Samuel Gordon è famoso per essere l’MC di riferimento del boss della Hyperdub, Kode9. Rapito, così ci dicono, dallo spirito della musica haitiana, ha cercato nel canto atavico e nel ritmo insistente di percussioni vudù la liberazione apportata da una magia antica, terapeutica e guaritrice. A officiare il rito l’MC, o meglio la sua voce, nelle sue cadenze ipnotica e seduttiva come la musica stessa, in sette brevi ma intense sedute che a stento superano i due minuti. Sette piccole storie che attingono dall’esperienza personale per trascenderla in un discorso sul corpo e le sue debolezze, sulla vita e la morte, sulla scienza e la medicina.

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Apre il dibattito con il Creatore di Your Angel Has Come, durante il quale le parole si accumulano una sull’altra per la fretta e la voglia di sapere, quando ormai la morte si vede venire da lontano («Your angel has come / She’s the only one»). Nella bellissima On the Run si descrive il tradimento della vita, che nel segreto prepara l’insidia («Life’s a liar, baby, life’s a cheat / Making promises it cannot keep»). In Palaces invece il traditore è il corpo, che si rivolta contro il suo possessore.

In He Gave His Body Over to Science si cantilena di un uomo che si concede totalmente e ciecamente alla scienza («He gave his body over to science / He said: “From now I’ll be compliant” / No change of hearts / Or acts of defiance»). Senza ritmo ma sull’estasi di un voce in trance, in Spirit of Change si parla di un altro (o forse lo stesso?) in cerca di una guarigione spirituale, un riparo dall’asprezza di vento e pioggia, che continueranno a cadere per lavare e dissetare, assecondando il rinnovamento.

The Sound, dalla progressione ineludibile, è la vibrazione che governa il mondo («We’ll all know when we hear the sound»); Up in Flames è la forza di un imperativo («Be the first ones to criticise / Be the last ones to stay alive») che chiude il rituale non nell’accettazione dolorosa della propria condizione ma nella volontà tragica di resistere al proprio destino, di correre e non lasciarsi prendere, fino all’ultimo, con tutta la propria forza («Be the only ones still on the run / Be the last ones staring at the sun»).

Come ipnotizzati, troppo tardi vi accorgerete che il tempo s’è dilatato; che, rimesso ancora e ancora daccapo, persi nella ripetizione continua, ascoltate da ore.

Luca Amicone

Redazione musicale

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