La rivoluzione di Cage al Teatro Verdi

Non si commetterà certo un peccato dicendo che John Cage sia stato il primo compositore a portare il centro della musica, una volta per tutte, negli Stati Uniti, strappando la supremazia che da secoli deteneva la vecchia Europa. A questo Yankee istrionico e scanzonato dobbiamo la scoperta del silenzio, l’affermarsi della lentezza, lo studio dei suoni fino alla legittimazione del rumore, l’elezione del caso a sommo ordinatore del suono. Tra i compositori americani, soltanto Cage (con la parziale eccezione di Leonard Bernstein) ha avuto in Italia dopo la sua morte un ricordo tanto ampio, programmato per mesi, articolato in concerti, convegni, happening.

Anche la città di Pisa ha voluto fare la sua parte dedicando due momenti di ascolto e studio all’opera di Cage in occasione del centenario dalla sua nascita e del ventennale della sua scomparsa.

Un primo omaggio si è tenuto al Teatro Verdi, in occasione del secondo appuntamento de “I concerti della Normale”. La serata del 22 novembre ha visto sul palco il percussionista Jonathan Faralli e il flautista Roberto Fabbriciani noti interpreti ed estimatori dell’opera di Cage. Fabbriciani in particolare è stato a lungo collaboratore di Cage, oltre che di Luciano, Berio Pierre Boulez e molti altri numi tutelari dell’avanguardia novecentesca. Faralli e Fabbriciani, si sono esibiti proponendo un repertorio molto interessante, allontanandosi anche dalla mera riproposizione delle opere più conosciute.

Il ruolo dell’autore, nel pensiero del compositore americano, è quello di un inventore, poi il resto spetta all’esecutore e al caso, il momento performativo è tutto. Per questo i due musicisti mettono in atto l’insegnamento di Cage, superando l’autore: propongono come primo brano in scaletta Music for carillon n.6, un’opera “pensata” dall’americano e dedicata a Feldman, ma mai realizzata. Fabbriciani ne conosce le intenzionalità, ma su quello ricostruisce le “istruzioni” di Cage.  L’altra opera è Acquatic ballet, scritta nel 1938 per accompagnare una squadra di nuoto sincronizzato, la cui partitura è andata perduta. Questo pezzo ha visto Faralli destreggiarsi con dei gong suonati nell’acqua, creando così dei glissati offerti dall’immersione o dalla riemersione dei dischi di metallo.

Ma in repertorio c’è spazio anche per Jplay del compositore fiorentino Francesco Giomi, per nastro magnetico e marimba, e una prima esecuzione assoluta di un’opera di Nicola Sani intitolata Un suffle le soulève, les dunes du temps per flauto in sol e nastro magnetico. Sono opere affascinanti, che rientrano pienamente nel gioco di densità, rarefazione, sospensioni su tappeti elettronici distorti. Il contributo di Giomi è affidato all’improvvisazione di Faralli, mentre il pezzo di Sani è disegnato appositamente per il flauto contralto di Fabbriciani.

Il pezzo che sicuramente desta più interesse, tra quelli non composti da Cage, è Ascoltate le stelle II, dedicata dal maestro Fabricciani a Cage. Si tratta di un’opera scritta per flauto iperbasso, uno strumento costruito dallo stesso dal flautista. La sua dimensione poderosa occupa la scena sin dall’inizio del concerto, e ha delle potenzialità a dir poco straordinarie, toccando note ai limiti degli infrasuoni. Senza alcun ausilio di strumentazione elettronica, Fabbriciani esegue il suo pezzo, che sembra provenire dagli abissi più profondi della Terra. Se fosse elettronica lo chiameremmo drone, ma è qualcosa che somiglia più al vero respiro del mondo. La resa di questo strumento ci lascia di stucco.

Dall’interazione di Cage con Fabbriciani derivano poi la scelta di altri due episodi in scaletta, come Two per flauto e vibrafono (piano in origine), dedicato da Cage al flautista, e da Un frammento da Atlas Eclipticalis, una rielaborazione di Fabbriciani della nota Atlas Eclipticalis, la cui partitura era nata usando delle mappe astronomiche e tracciando delle linee di unione tra stelle e pianeti. Anche nello studio di Fabricciani Atlas Eclipticalis è la mappa più adeguata: casuale, sentimentale, emotiva, improbabile, soggettiva per collegare i più diversi paesaggi sonori.

John Cage, oltre ad aver destato l’interesse della Scuola Normale di Pisa e del suo pubblico sempre numeroso, ha trovato venerdì 23 novembre un suo spazio di discussione anche all’interno del Pisa Book Festival, con la presentazione del volume John Cage. Lettera a uno Sconosciuto delle Edizioni Socrates.

L’incontro ha visto l’intervento del performer Stefano Giannotti e del musicologo Marco Lenzi, ed è stato presentato il progetto editoriale 1000 e una nota per John Cage, realizzato e promosso da [dia•foria, con una variegata raccolta di testimonianze dentro una struttura singolare: cento interventi di personaggi della cultura e delle arti italiane che hanno riassunto il loro contributo in 1001 battute, spazi inclusi. L’incontro ha visto anche l’esecuzione di Music for carillon n.1. Radioeco era presente e ha registrato l’intero intervento, che potrete ascoltare su questo podcast.

G. Flavio Pagano

Redazione Musicale

Foto di Giulia Marchetti

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