I Criminal Jokers arrivano da Pisa, sono ventenni e le loro canzoni contengono tutta la disillusione di chi si sta vedendo portare via il futuro e anche una buona parte di presente.
Dopo l’esordio in inglese, il trio pisano esprime l’esigenza di farsi capire registrando il primo disco in italiano, pur mantenendo lo stile fresco e immediato che già li aveva contraddistinti in This Was Supposed To Be The Future. E’ il desiderio di non scappare che ha riportato i Criminal Jokers all’utilizzo della lingua madre, cui i nostri fanno ricorso, come spiegato dall’autore dei testi Francesco Motta, senza alcun intento rassicurante. E ci riescono alla grande.
Lo si capisce subito, già dalla riproduzione della prima traccia: non c’è tempo di entrare con calma nel disco. Premere play vuol dire accettare di farsi sradicare dalla comoda sedia di casa per iniziare un terribile viaggio nel mondo dei Criminal Jokers, e forse non solo il loro. Bestie è infatti un intero caricatore che ti si riversa addosso, un concentrato di nichilismo da cui si esce storditi: «Siamo bestie che si curano a vicenda / che quando possono si mangiano la testa».
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Catapultati con furia e senza pietà in un luogo in cui «la fine che ci meritiamo è niente», Fango, la seconda traccia, non fa che rincarare la dose. La chitarra e i tamburi sono sempre presenti e per un attimo sembra davvero che stia per arrivare un’ondata di un fiume in piena a sommergerci tutti. Francesco Motta, con le sue parole, dipinge scenari dai toni apocalittici e porta a muoverci tra inverni coperti di cenere in cui sono nere le uniche lacrime che possono versarsi.
A metà disco arriva Lendra, un’eroina in fuga che sembra vedere nella distruzione l’unica soluzione per la rinascita. Nella sua fuga Lendra è preoccupata ma deve calmarsi, perchè «è stato giusto così». La settima traccia, Tacchi alti, tira in ballo i presuntuosi («io che ho sempre i tacchi alti / adesso sento male se / proviamo a camminare scalzi»), strizzando parecchio l’occhio agli amici Zen Circus. Adesso mi alzo esprime l’esigenza di starsene chiusi e al sicuro perché lì fuori sembra davvero essere un bruttobrutto mondo. Le ultime due tracce, Occhi bianchi e Nel centro del mondo, arrivano a smorzare leggermente i toni con melodie più soffici, aiutate, nel far ciò, dall’entrata in scena degli archi.
Con Bestie i Criminal Jokers dimostrano di aver tanto da dire. Puntare sull’italiano è una scommessa che li vede uscire decisamente vincenti; inoltre, le melodie e le percussioni sempre in primo piano si prestano benissimo alla loro causa. Si tratta di un disco immediato, senza troppi fronzoli, che in meno di 30 minuti ti spara in faccia tutto quello che, forse, non avresti mai voluto ascoltare.
Benedetto Conte
Redazione musicale