[RECENSIONE]: Wolf + Lamb – Versus

A Wolf + Lamb piace collaborare. A dimostrarlo, il secondo album, pubblicato a due anni di distanza da Love Someone, intitolato proprio Versus. Il duo di Brooklyn, composto da Zev Eisenberg e Gadi Mizrahi, è infatti normalmente coinvolto in numerosi progetti, tra cui l’etichetta omonima. Così, per questa nuova fatica, disponibile gratuitamente attraverso Soundcloud ai cinquemila più svegli, la coppia ha pensato di chiamare a rapporto coloro che vi gravitano intorno, a partire dai soliti noti Soul Clap. Tutte le tracce di cui è composta sono dunque collaborative tranne una.

In generale è musica house, con qualche incursione in territori diversi, hip-hop e jazz, sopratutto nella seconda parte di questo breve lavoro (sette tracce inedite e un remix). Nella prima, infatti, il risultato è piuttosto omogeneo, in quanto le iniziali tre tracce si muovono sulla stessa lunghezza d’onda: house classica con linea di basso che fa sempre il suo e voci tipiche del genere. Il risultato, pur non essendo niente di sorprendente, è tuttavia altamente godibile.

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La prima traccia, Real Love (vs. PillowTalk), si caratterizza per la voce passata al vocoder, offuscata di tanto in tanto da synth celestiali. Weekend Affair (vs. Soul Clap) è invece un dialogo a due, non granché serio, tra una voce maschile e una femminile, a cui provvedono Lil Lulu e Mellowman, fatto di sensualità e ironia.

Fo Porter
(vs. Voices of Black) è probabilmente la più riuscita in questo gruppetto iniziale per via del beat sostenuto, i synth delicati e la voce lussuriosa che più house non si può («I want it / I need it / I just can’t get enough / I hold it / I squeeze it / I just won’t give it up / I’m kicking / I’m screaming / I’m screaming for your love»). Nel break finale i synth prendono il sopravvento sul beat, che comunque continua imperterrito fino a quando tutto si affievolisce e finisce sulle ultime note di piano.

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World Turning (vs. Night Plane) cambia un poco il tiro. Tutto, dal beat ai synth, fino al basso profondo, ricorda gli anni ’80 e rimanda alle atmosfere cupe dei New Order, a cui sembra ispirarsi anche il canto di Casey Gibbs, perso tra gli echi. Poi c’è una voce deformata, tirata verso il basso, che pare soffocare asfissiata dai fasci di bassi tellurici. Infine, un’ultima strofa di passione masochista («You can do anything you want to me / You can take anything you need / You can drink my heart till it’s empty / If that’s what make you feel free»). Sicuramente una delle cose migliori dell’album.

A seguire, In the Morning, l’unica traccia non collaborativa, viene come un interludio di pura house col beat e la linea di basso in primo piano. Probabilmente si dice anche qualcosa, ma è tutto distorto tramite il vocoder fino all’incomprensione e al puro suono. Da buona traccia house che si rispetti parte e si chiude con le sole percussioni, dopo che verso la fine era calato pure qualche synth ticchettante.

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Nella seconda parte c’è maggiore diversità e lo stanno a dimostrare le due tracce successive. La prima è Serpentine, che vede al canto Rap Lisa su di un beat hip-hop lento e particolarmente riuscito – forse il più accattivante dell’album – e che porta un benvenuto cambio di ritmo. Ammantata del basso profondo e dei synth d’atmofera, Rap Lisa canta sensuale in francese tra echi e sovrapposizioni.

La traccia seguente invece è Close to you (vs. Greg Paulus), puramente strumentale, che ci immerge in una dimensione jazz rilassata, su pulsazioni leggere e synth avvolgenti. A concludere ci pensa il Nick Monaco’s Ode to Marcy Remix di Real Love, che aveva aperto. Si sommerge la voce, che stenta a emergere rimanendo lontana, sotto le percussioni e i synth. Alla metà esatta viene anche un sample a sovrapporsi. Ancora una volte la conclusione, della traccia e dell’album tutto, è lasciata alla parte ritmica. All’ultima battuta, allora, pensiamo, prima che la nostra mente si volga ad altro, che tutto è scorso molto in fretta, leggero e piacevole.

Luca Amicone

Redazione musicale

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