Prendete un quartetto di talentuosi musicisti e metteteli a suonare in un suggestivo teatro antico nel centro storico di Pisa, magari all’interno di un festival nazionale su internet. Un’immagine surreale, ma è ciò che è avvenuto venerdì 5 ottobre al Teatro Sant’Andrea di Pisa dove si è esibito, per l’Internet Festival, il quartetto Neko (che in cinese vuol dire gatto), guidato dal giovane chitarrista e compositore romano Francesco Diodati.
La band ha presentato per l’occasione il nuovo album “Need Something Strong” uscito ad Agosto 2012 per la “Auand Records” , etichetta jazz indipendente italiana. La decisione di presentare il disco proprio al Teatro Sant’Andrea non è casuale poiché anche il primo disco fu presentato qui due anni fa, e da allora la fortuna ha lavorato a favore della band data la partecipazione a celebri festival jazz in giro per il mondo, come esponente di punta della nuova musica Jazz contemporanea. E a giudicare dal concerto tenutosi lo scorso venerdì il successo è più che meritato così come la fortuna, che del resto, si dice aiuti gli audaci.
Francesco Diodati infatti ci ha accompagnati durante il live in un viaggio attraverso sonorità provenienti da tutto il mondo e soprattutto dai tutti i generi, mostrando, sia lui che i suoi musicisti Francesco Bigoni al Sax Tenore, Francesco Ponticelli al basso elettrico e al contrabbasso e Ermanno Baron alla batteria, grande versatilità, correndo sul filo del rasoio fra il jazz, il rock e l’elettronica.
Come in una sorta di medley che raccoglie i brani migliori dell’ultimo lavoro, il brano sfuma su Headache, pezzo più geometrico e cervellotico del primo (come del resto si capisce già dal titolo, in inglese “mal di testa) costruito su un potente riff di chitarra. Segue la traccia che da il titolo all’album ovvero Need Somenthing Strong, dal tema molto efficace ed incisivo e dal ritmo serrato in cui il batterista Ermanno Baron mostra la sua precisione chirurgica ed energia di esecuzione, sudando letteralmente le famose sette camice. Si va avanti con una cover del compositore (tenetevi forte) Kurt Cobain dal titolo Very Ape ( i fan dei Nirvana sapranno bene che fa parte dell’album In Utero): una versione un po’ meno distorta dell’originale ma dallo spirito altrettanto inquieto grazie alla chitarra di Francesco. Si va avanti con un brano originale, October, tratto sempre dall’ultimo disco. Questa volta ambientazioni misteriose sfociano in uno swing dal groove molto rilassante. La scaletta si è infine chiusa con una cover, stavolta di uno dei padri del jazz moderno, ovvero Brilliant Corner di Telonious Monk il cui il riff esplosivo ha fatto ridestare il pubblico ancora immerso nelle ambientazioni Ottobrine.
Un concerto a 360 gradi dunque, divertente e quasi sempre scorrevole. Una scommessa, quella del progetto Neko, vinta in principio, indipendentemente da quale sarà il futuro della giovane band (che mi auguro sia il più roseo possibile). Dico vinta in principio perché è raro vedere una tale coesione sul palco da parte di quattro musicisti per certi versi anche molto diversi fra loro e molto probabilmente con background musicali differenti, che hanno saputo fare delle loro differenze stilistiche il loro punto di forza e hanno dato vita a qualcosa di artisticamente originale ed innovativo. Merce, l’innovazione, sempre più rara di questi tempi.
Filippo Chiarello
Redazione musicale