“Robe dell’altro mondo”, a Lari va in scena la paura

Prende il via a tutto campo il Festival Collinarea a Lari dopo l’anteprima affidata a Vinicio Capossela, che vi abbiamo già raccontato. La prima serata entra nel cuore della drammaturgia contemporanea con una pièce dal titolo “Robe dell’altro mondo”, portata in scena da una compagnia teatrale udinese, Carrozzeria Orfeo.

Siamo piacevolmente spiazzati dalla trama che questa giovane compagnia è riuscita a tessere, con una struttura narrativa affidata a quattro attori, che però diventano una dozzina di “maschere”. Un’opera che si costruisce sulla solitudine, sulla paura, sull’egoismo proprietario, sulle tensioni collettive e interpersonali, sulla micro e macro-fisica del potere dei media.

In un momento di profonda crisi, economica e sociale, degli alieni invadono la Terra, e nei loro confronti s’instaura prima una certa curiosità e apertura, infine una demonizzazione creata ad arte. Gli alieni sono una realtà nella quale si gioca la metafora dell’alterità e del complesso rapporto che il genere umano intrattiene con il diverso, a prescindere se sia davvero pericoloso.

L’altro diventa l’oggetto su cui riversare paure e frustrazioni. In un primo momento gli “altri” sono i vicini di casa, poi diventano gli immigrati (arabi, zingari) e toccano infine gli alieni, che sono nella vetta di un’ipotetica scala di alterità. Sul terreno della climax discendente si colloca la struttura ultima dell’opera, con dei rapidi cambi di registro anche all’interno degli stessi personaggi, che spesso assumono delle tinte grottesche alla Pinter o, per dirla in musica, dei toni da finale di Bolero (di Ravel).

I dialoghi sono serrati, con una scrittura brillante. L’opera inoltre si apre alle suggestioni del fumetto, delle illustrazioni, già visibile nell’incipit della pièce e amplificato dall’uso di maschere, ed ha anche momenti di danza. L’unità di tempo e d’azione è divelta, grazie a giochi di flashback e all’interpolazione di scene che rendono ancora più stretta la coralità dell’opera e i legami tra i vari personaggi. Molto interessanti anche le atmosfere post-rock e chill-dubstep che fanno da sfondo ad alcuni passaggi narrativi, composizioni originali di Massimiliano Setti, che nella vita è anche compositore, oltre che attore della Carrozzeria Orfeo.

Nel complesso l’opera è solida, non ha momenti di debolezza, e ha molti rimandi nel campo del realismo magico. Le vicende di cronaca, raccontate con voce extradiegetica da ipotetici giornalisti televisivi, hanno insieme qualcosa di surreale e insieme di verosimile: questo perchè i nostri tg sono effettivamente surreali nella scelta delle notizie. La fuga dell’orso bianco è il leit motiv che accompagna la narrazione. Anche gli alieni, verrebbe da dire, non sono mai stati così umani, forse più “solidali” della stessa razza umana.

Concluso lo spettacolo assistiamo all’inizio di un musical che, stavolta, si svolge in Piazza Matteotti. Il titolo è “R&G Romeo e Giulietta” della Scenica Frammenti. Tuttavia, per quanto siamo degli appassionati di musica a tutto tondo, non troviamo la ragion d’essere di una rilettura così eccessiva e kitch di Romeo e Giulietta, perciò torniamo anzitempo a Pisa. Forse non siamo riusciti a cogliere bene la vena ironica dello spettacolo, però non ci sembrava che aggiungesse niente all’opera del bardo inglese, anzi ne maltrattava lo spirito. Era interessante la presenza di una band che suonava dal vivo, ma per il resto la sceneggiatura è bocciata senza appello. La soddisfazione per il primo spettacolo comunque ci permette di lasciare Lari con molte buone aspettative per le prossime serate.

Giuseppe F. Pagano
foto di scena a cura della compagnia “Carrozzeria Orfeo”.

 

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