L’anteprima del Pistoia Blues affidata ai Subsonica è uno di quei concerti che non puoi né prevedere né riassumere. Mi sono sorpreso quando vidi la band torinese in cartellone, e mi chiesi cosa ci facessero al Pistoia blues. Insomma, non sono proprio dei suonatori di slide guitar. Però son di quei fuori programma che fanno il programma. C’era un compleanno da festeggiare, 15 anni di attività della band, e quale miglior palcoscenico di quello di Piazza Duomo a Pistoia?
La truppa di Radioeco quest’anno è molto snella, Flavio e Giuditta. Arriviamo a Pistoia già per le sette, e la città sembra già in fermento. Il Pistoia blues infatti è un festival che si può fregiare di questo titolo a tutto tondo, non certo come il Lucca Summer, in cui le esibizioni sono svincolate dalla partecipazione della città all’evento. Anzi, forse i lucchesi sono infastiditi da quell’evento. A Pistoia invece no, la cittadinanza sembra elettrizzata tanto quanto coloro che poi effettivamente comprano il biglietto e partecipano ai concerti.
Tempo di prendere gli accrediti e c’intrufoliamo dentro la piazza per seguire il soundcheck. Dai pezzi che provano Samuel e soci s’intuisce che piega prenderà il concerto.. ovvero convinco i miei muscoli che ci sarà da sudare e saltare. Concluso il soundcheck ci lanciamo nel backstage, senza incontrare difficoltà. Scambiamo due parole con Samuel, il tempo di chiedergli se potevamo intervistarlo. Non finisco la frase che una tipa mi accompagna gentilmente all’uscita dicendo che noi giornalisti non possiamo star lì. Non serve a nulla ricordarle che l’anno scorso ci passavamo i pomeriggi nel backstage, che sarebbe poi il cortile interno del Palazzo dei Priori, ma la tipa non ha sentito ragioni. Come al solito queste situazioni ci aizzano soltanto alla disobbedienza. Ma non ce n’è stato bisogno, infatti Samuel ci ha raggiunto fuori dal palazzo per sottoporsi alle nostre domande. Con lui chiacchieriamo amabilmente di questo nuovo tour, “Istantanee”, della scelta dei vecchi pezzi, del bilancio di Eden, e molto altro ancora.
Il tempo di una cena frugale, di uno sguardo divertito alla fauna presente al concerto, tra qui si contano innumerevoli ragazzini e ragazzine, quest’ultime forse un po’ troppo svestite (gli hot pants non sono indie!). C’erano anche nutrite pattuglie di genitori, milf molto interessanti, e soprattutto lui… “il Capo”, un omino tarchiato, con la maglietta di Vasco Rossi, e il viso molto annoiato. Secondo me aveva sbagliato concerto, ma faceva la sua bella figura. La piazza ci mette poco a riempirsi, e la gente è già in piedi un’ora prima del concerto.
Alle 22.10 inizia il concerto. Solito boato di pubblico. Tutto è anticipato da un collage di registrazioni di fan che attestano la loro stima per la band. C’è gente che è davvero cresciuta con i Subsonica, tra cui in parte pure io. Insomma, il momento affettivo mi è gradito. Poi si eseguono in ordine sparso Preso Blu, Piombo, Il centro della fiamma, Depre, Ratto, Corpo a corpo. Ma c’è anche il desiderio di far breccia con i grandi successi, allora i nostri sfoderano Liberi tutti, La Glaciazione, Nuova Ossessione, Disco labirinto. E poi ancora regalano qualche cover, come Up Patriots to Arms di Battiato e l’interessante I Chase the Devil di Max Romeo. Tra i pezzi che non m’aspettavo assolutamente di sentire c’è Strade, Perfezione e Cose che Non Ho.
Inutile dire che ero sotto palco, che si sudava come cavalli al galoppo, e che c’è stato qualche accenno di pogo. La piazza non era interamente piena, tuttavia il pubblico era “preso benissimo”. Loro sul palco saltavano come ossessi, e Boosta è il tastierista più agitato che conosca in Italia. La sua postazione sembra un ufficio, tra pc, tastiere, e loop station varie. Samuel sembra molto coinvolto in questo tour e Max fa sempre il suo buon mestiere con le chitarre. Le due ore di spettacolo scorrono in un attimo, denotando anche una carica e una precisione che sinceramente sembra quasi da studio. È una sensazione che si prova poche volte nei concerti delle band più osannate dello Stivale, e loro sono tra i pochi che riescono a coniugare senso totale dello spettacolo e cura maniacale del suono.
Due ore totali di concerto, dicevamo, in cui tra gli altri pezzi si fanno notare anche Tutti i miei sbagli, e la recente Benzina Ogoshi, piazzata tra i primi pezzi del concerto, con una citazione finale di Io sto bene dei CCCP. In questo rincorrersi tra pezzi nuovi e vecchi è evidente che l’accusa di commercialità lanciata contro i Subsonica regge poco, perché salta all’occhio che l’idea, la mano, il cuore di questa band siano rimasti sempre gli stessi. Insomma, quindici anni e non sentirli.
Il concerto si chiude con un pezzo bellissimo, da brividi, cioè L’odore. La conoscevo già, ma non l’avevo mai messa tra le mie canzoni preferite. Risentirla così, in quella piazza, dal vivo, con quel pubblico così coinvolto, mi ha rivelato un senso nuovo. Mentre l’ascoltavo una tipa accanto a me massaggiava con il proprio fidanzato su Whatsapp, e scriveva di aver assistito al concerto più bello della sua vita, e aggiungeva “vorrei tanto tu fossi qui con me”. Ho pensato a chi avrei voluto avere vicino in quella piazza, poi ho realizzato che si trova in tutt’altro angolo di mondo, e quindi m’è venuta la vena malinconica. Così ho trovato il legame che mi sfuggiva tra i Subsonica e il blues.
Giuseppe Flavio Pagano – redazione musicale
Potete vedere le foto della seratata a questo link: http://www.facebook.com/media/set/?set=a.10151916082735313.868433.135628275312&type=1
Foto e video di Giuditta Panzieri