Vi racconteremo dei recenti scambi culturali tra Toscana ed Emilia che si sono tenuti a Pisa alcune settimane fa, e che Radioeco ha seguito per voi. Purtroppo ne possiamo parlare solo ora per l’inagibilità temporanea del nostro sito.
Il primo “incontro”, consumatosi un lunedì 19 marzo, è nato da una collaborazione tra Radioeco e Mani’omio. Come è noto, la nostra Radio ha molto a cuore la ricerca di talenti fuori dal giro delle “major”, così abbiamo sostenuto la proposta cantautoriale di ED (al secolo Marco Rossi), un ventottenne modenese. Il suo è un indie pop che risente di riverberi beatlesiani, innestato però sulle esperienze indipendenti a stelle e strisce anni 90.
La sua performance al Mani’omio è stata molto raccolta, sola voce e chitarra. Più voci del pubblico in sottofondo. La critica musicale ha avuto occhio lungo nell’aver intravvisto nella sua voce una potenzialità che andava oltre la rievocazione di stilemi à la Elliot Smith. Dal vivo conferma la capacità di sfumare, di raccontare, di disegnare curve di voce e chitarra in soundscapes cristallini.
Dopo il concerto, nonostante fossi impegnato a passare dischi, mi sono fatto dare il cambio per andarlo a intervistare, scoprendo che suona spesso all’estero e le sue esperienze precedenti prima della sua svolta solista. Prima di andare mi regala anche il suo ultimo ep “Lights on, lights out”, prodotto da Beatrice Antolini. Poi tornando a casa l’ho ascoltato, e mi ha confermato le ottime impressioni che già avevo ricevuto dal vivo. Un artista che terremo senz’altro d’occhio e d’orecchio.
L’altro incontro con la cultura emiliana si è consumato il 31 marzo al Polo Porta Nuova di Pisa, in una serata organizzata dal collettivo Tijuana della Facoltà di Lettere e Filosofia. Nome di punta della serata sono “Lo stato sociale”, realtà bolognese composta da cinque giovani che non le mandano a dire. Nel giro di un anno sono diventati un vero e proprio “fenomeno” del circuito indipendente italiano, prima con l’uscita dell’ep “Amore ai tempi dell’Ikea”, e poi con il recentissimo “Turisti della democrazia”. Il fenomeno sta nel trionfo di critica e pubblico, tutti d’accordo nel ribadire che sono una fresca novità, divertente e impegnata nel dosaggio giusto.
La serata si preannunciava come “quella giusta” perché è sabato, perché Pisa non offre niente di rilevante, e perché il concerto è all’aperto. Vado a fare il mio dovere, e perciò vado presto. La serata inizia tardi, troppo tardi. Alle undici e mezza suona il primo gruppo di apertura, Duo Hindue, e infatti erano quattro, e i ReggAEration. Il genere dei due gruppi d’apertura è un po’ improbabile per una serata al alto tasso d’hipsteria. In realtà non badavo troppo ai gruppi d’apertura perché, nel frattempo, chiacchieravo le due ragazze più belle della città. Infatti il tempo volava, si fa mezzanotte e mezza e ancora niente Welfare. È l’una meno un quarto e finalmente è il turno della formazione bolognese, salgono sul palco piuttosto gasati da un pubblico numerosissimo. A livello di numeri hanno emulato il concerto dei Marta sui tubi dell’anno scorso.
Lo Stato Sociale inizia con Lodo che declama l’incontro electro-dance con Livia di Ladro di cuori col bruco, e poi arriva Pop, con il suo citazionismo anni Novanta, e la sua verve danzereccia. Via via vengono presentati tutti gli altri pezzi di “Turisti della democrazia”. I momenti di più alto godimento sono con “Mi sono rotto il cazzo”, “Sono così indie” e “Abbiamo vinto la guerra”. Il pubblico poga, qualcuno vola pure sopra la folla. Quasi tutti sanno i testi a memoria, e la cosa mi lascia impressionato. Sono scene che a Pisa si vedono solo al Metarock, quando va bene. Tantissimi gli spunti di pura improvvisazione, compreso un momento di teatro dell’assurdo tra la prima e la seconda parte de “L’amore ai tempi dell’Ikea”, dove tutti parlano un po’ a casaccio ai microfoni facendoci apprezzare la confusione di Babele. Ma il massimo arriva con “Quello che le donne dicono”, in playback, mentre tutto il gruppo scende dal palco, tentando di riprodurre una coreografia da villaggio turistico tra il pubblico, ma il pubblico un po’ frescone non coglie lo spunto teatrale della situazione, e quindi passa a una forma di “democrazia tropicale”, cioè li accerchiano e tutti ballano con tutti. A un certo punto, quando risalgono sul palco, c’è un tizio a caso preso tra il pubblico che sostituisce Alberto al basso. Sbigottimento.
C’è molta interazione con il pubblico, ed il loro live assume una dimensione teatrale dialogica, dal primo all’ultimo pezzo. Ma è un teatro che diverte, ti lascia qualche sorriso amaro sul fondo del bicchiere di birra, e ti fa pensare come l’ironia sia una risorsa artistica a tutto tondo in un alfabeto musicale che sembra aver consumato tutte le sue lettere. La setlist si consuma in poco più di un’ora, ma sufficiente a lasciare molti stremati sotto palco. Lo stato sociale, piaccia o non piaccia, sono una macchina da guerra, anche in situazioni outdoor come il Polo Porta Nuova. Il concerto si conclude, e c’è l’assalto del pubblico al gruppo. Infatti faticherò non poco per ritrovarli dopo la performance e richiedere un’intervista. Alla fine riesco nella mia impresa intercettando prima Alberto, e poi Lodo al banco bar. Loro sono molto gioviali, dei tipi che inviterei a qualsiasi mia festa. Sono le tre e mezza, e registriamo un’intervista che copre argomenti diversissimi, dal governo Monti al mercato degli affitti, passando per il teatro e altri argomenti assai spassosi.
Ad assistere l’intervista c’è una squinzia livornese, con cui poi battibeccherò a proposito dei balzelli dell’offerta all’ingresso, che ad inizio serata mi rifiutai di pagare. Come sempre la via “universitaria” al socialismo presenta non poche contraddizioni, ovvero spillare soldi agli studenti dopo aver chiesto i finanziamenti per i concerti all’Università, ovvero soldi provenienti sempre dagli studenti-contribuenti. Intense riflessioni sul conflitto capitale-lavoro però mi fanno accorgere che sono quasi le quattro, saluto perciò Lo stato sociale, un po’ come un giovane precario di oggi saluta le politiche keynesiane. È stato un bel concerto, ci siamo divertiti, e da lì a poco lo scandalo travolgerà la Lega Nord, quasi a voler rimarcare che il “turismo della democrazia” è dannatamente attuale. Riso amaro nella notte, mentre ubriachi alla spicciolata tentano di guidare biciclette.
report e interviste a cura di
Giuseppe Flavio Pagano