“TRA SETTE GIORNI SAPREMO…”
Il Milan batte in scioltezza il Lecce grazie alla premiata ditta Nocerino-Ibra, divenuta ormai un fattore di questo campionato (19 reti per lo svedese, 9 per il centrocampista arrivato dal Palermo in estate) e prova a scappare dalla Juventus (ora il vantaggio in classifica è salito a 4 punti), che a Genova incappa nel quattordicesimo pareggio stagionale. Per la verità, ieri a Marassi gli uomini di Conte hanno sfoggiato una grande prova, come riconosciuto dagli stessi avversari, e soltanto un paio di errori arbitrali (il fuorigioco di Pepe era difficile da vedere a velocità normale, ma il rigore negato a Matri era più che solare), la sfortuna di qualche legno e l’imprecisione di un attacco che comunque fatica terribilmente a segnare, hanno determinato il risultato finale.
Ma il problema per i bianconeri non è tanto il pareggio in terra ligure, o quello a Bologna di metà settimana nel recupero (la formazione felsinea anche ieri sera ha dimostrato di essere una buonissima squadra andando a vincere per 3-1 sul campo della Lazio): certo il Milan corre, e quindi ogni successo mancato viene visto come un passo falso che si poteva evitare. In realtà, questi due zero a zero in trasferta nello spazio di quattro giorni non sarebbero proprio da buttare se non si sommassero ai punti, troppi, lasciati sul campo dalla Juventus nelle gare casalinghe contro Bologna, Genoa, Cagliari, Siena, Chievo. Sono questi i pareggi che stanno facendo prendere allo scudetto la strada di Milano anziché quella di Torino, e che obbligano la banda di Conte ad andare a vincere su ogni campo per non dire addio anzitempo ai sogni di gloria.
Ecco perché Parma-Milan e Fiorentina-Juventus in programma nel prossimo weekend rischiano di essere sfide decisive: se gli uomini di Allegri dovessero vincere al Tardini (partita complicata, ma Ibra con le piccole fa la differenza), e quelli di Conte fossero fermati in Toscana dalla loro più acerrima rivale, i giochi per il tricolore sarebbero quasi definitivamente chiusi.
Tra sette giorni, anche sulla lotta salvezza potremmo avere le idee molto più chiare: dando per scontate due retrocessioni (non me ne vogliano Cesena e Novara, ma a meno di miracoli non si capisce come possano restare in A con 11 punti da recuperare sulla quartultima a 11 giornate dalla fine), la terza non è così prevedibile che tocchi al Lecce.
Primo perché i sei punti da recuperare sulla quintultima posizione, attualmente occupata dal Cagliari, sono lo spazio di due partite e i giallorossi hanno già dimostrato di saper mettere insieme “un filotto”, animati da un allenatore che non permetterà alla sua squadra di arrendersi, e trascinati sul campo da due giocatori che a breve calcheranno palcoscenici più importanti, come Muriel e Cuadrado.
Secondo, e forse più importante, perché in questa bagarre sono finite due squadre poco (o per nulla) abituate aconvivere con lo spettro della serie B: Cagliari e Fiorentina. Cellino, dopo la batosta rimediata a Napoli, ha esonerato Ballardini e richiamato in fretta e furia Ficcadenti: vedremo quale sarà l’impatto del tecnico con cui i sardi iniziarono la stagione e se la cura che apporterà riuscire ad arrestare l’emorragia di risultati dei rossoblu. Per la Fiorentina il problema principale riguarda il fatto che gli uomini che dovrebbero prendere in mano la squadra in un momento così delicato latitano: Gamberini e Montolivo non hanno la personalità necessaria per assurgere a questo compito (sono buoni giocatori in squadre di mezza classifica, ma non sono capaci di giocare ogni domenica “con il coltello fra i denti”, come deve fare chi lotta per non retrocedere), e se l’assenza di Jovetic si protrarrà più del dovuto, prevedo tempi bui all’ombra della cupola del Brunelleschi.
Ai posteri l’ardua sentenza.
L’Astrolabio è a cura di Andrea Salvini