2011 – ediz. Gazebo
“A coloro che si sono battuti
a coloro che lottano
per la giustizia la libertà la pace
contro ogni forma di oppressione”
La dedica fatta a quattro mani da Maria Grazia Cabras e Loretto Mattonai è palese. Le sette liriche presenti nel libretto dalla copertina rossa edito Gazebo, intitolato Fuochi di Stelle Dure, sono canti dal vigore anarchico. La collaborazione tra Cabras e Mattonai ha visto convogliare in questa opera scritti dell’una (Libera, Attittu e χορος), tradotti dal sardo nuorese e dal neogreco, e ballate dell’altro (Lettera dal carcere dello Spielberg, Uno di quelli, Il ragazzo senza età, Ballata per Emilio Dandolo). La Cabras viene da Nuoro ed ha vissuto per molti anni ad Atene. Il Mattonai è di Palaia, vicino Pisa.
Cosa accomuna queste due persone?
Il tentativo di dare una risposta concreta a questa domanda è stato fatto dai due musicisti che hanno prestato mani e voci per la realizzazione di un disco allegato al libretto, in cui sono riusciti a portare in canzone cinque ballate dei due poeti. I due musicisti in questione sono Michele Fiumalbi (chitarra solista, bozouki irlandese e cori) e Giacomo Guerrieri (voce, chitarra ritmica, flauto irlandese, cembalo e cori). Si sono messi all’opera negli studi Relaxo di Vallina (FI), registrando tutto su di un 4 piste analogico, per dare a quest’opera uno spirito “senza età”. I suoni sono rotondi ed evocativi. La voce baritona, sicura e potente.
Quello che hanno fatto questi due musicisti è stata quasi un’opera di salvaguardia, nella cura e nella passione delle ritmiche e nella calma dell’esecuzione quasi vedderiana. L’ascoltatore viene completamente estraniato dal suo contesto cittadino, fatto di velocità e rumore, e proiettato di fronte a verità ineluttabili, come, in città, alberi secolari da non tagliare, a protezione dell’uomo. Non si ha più tempo e voglia di leggere poesie. Allora è necessario fare delle sottolineature, aumentare il volume del suono con delle chitarre ed interpretare, a volte anche gridando, versi che colpiscono dentro, che fanno pensare al “ciottolo duro nel petto”.
Prima di scrivere questa recensione ho pensato molto e, come certi libri che non si riesce a leggere per timore, ho aspettato per cercare di assimilare il più possibile questi suoni. Per cercare di non dare giudizi affrettati e sbrigativi, ed essere partecipe di questo processo di sottolineatura, di salvaguardia.
Sarebbe interessante vedere dal vivo e parlare con tutte e quattro le personalità che hanno prodotto questo oggetto dall’aspetto innocuo, ma altamente esplosivo. Sicuramente un’opera che, se avete la fortuna di trovare, dovete comprare, sfogliare, leggere, ascoltare.
Andrea Spinelli – redazione musicale