La serie A riparte dopo le vacanze natalizie e l’impressione è che non si sia mai fermata. L’Inter nell’anticipo travolge il Parma e continua nella sua serie di vittorie consecutive (siamo arrivati a 5), l’Udinese in versione lunch-time si sbarazza del Cesena dopo aver sofferto per un tempo, e riafferma la sua voglia di non abbandonare le zone nobilissime della classifica; le due capoliste, Juve e Milan, ottengono il successo su due campi che alla vigilia incutevano più di qualche timore, ricacciando indietro così lo spettro di rimonte invocate dagli inseguitori. A questa osservazione non si sottrae, fortuna sua, neanche la Roma di Luis Enrique che apre l’anno così come l’aveva chiuso, vincendo.
E a dimostrazione che la prima giornata del 2012 assomiglia molto all’ultima del 2011 si segnala la batosta della Lazio in terra senese: questa volta Bizzarri, peraltro espulso, non ripete la prestazione monstre sfoggiata contro il Chievo prima di Natale e i biancocelesti sono affondati dalla squadra di Sannino, che torna alla vittoria e inverte un trend che era negativo “soltanto” per i risultati, perché obiettivamente le prestazioni non erano mai venute meno.
Continua a masticare amaro, anzi amarissimo, il Genoa, a cui sembra non essere servito a niente il cambio in panchina dopo la scoppola di dimensioni tennistiche rimediata a Napoli: la squadra del neo-mister Marino, che schierava in avanti il colpo più importante (per ora) del mercato di Gennaio, Alberto Gilardino, esce con le ossa rotta dalla trasferta di Cagliari, e il buon vecchio Gila che aveva affermato di aver ritrovato la luce in terra ligure, forse per una notte continuerà a brancolare nel buio fiorentino che fu.
A proposito dei viola, ecco forse l’unica novità rispetto a come c’eravamo lasciati, perché la squadra di Rossi, che aveva salutato il 2011 in modo così opaco da far pensare che in fondo il tanto bistrattato Mihajlovic non potesse fare molto di più, si impone con autorità sul sintetico di Novara, guidata dalla classe del futuro Pallone d’Oro (Messi permettendo), Stevan Jovetic.
Nel posticipo del Barbera, anche il Napoli conferma la regola di giornata, e dopo i sei gol al Genoa ne rifila tre al Palermo, con i tre davanti (Pandev, Cavani, Hamsik) tutti nuovamente a segno.
Per lo scudetto, al momento, sembra una lotta a tre: Juve e Milan in pole con l’outsider Udine che le tallona a breve distanza. Manca molto, moltissimo, alla fine, ma la Lazio (sconfessando totalmente le mie previsioni di qualche settimana fa) ormai deve pensare più a quelle dietro che a chi le sta davanti, e Napoli e Roma è difficile che possano recuperare dieci punti.
Un discorso a parte merita l’Inter, per due motivi: il primo è che domenica sera ci sarà il derby, ed un’eventuale vittoria, oltre a riportare i nerazzurri di Ranieri a -5 dagli uomini di Allegri, darebbe una spinta pazzesca in chiave remuntada; il secondo è che l’Inter, delle inseguitrici, è la squadra con l’organico migliore e più ampio, e il suo periodo nero, nerissimo, l’ha già vissuto. Il rovescio della medaglia di questa chance che il destino offre ai nerazzurri, è che se Zanetti e compagni perdessero la stracittadina, si prospetterebbe un intero girone di ritorno da giocare per conquistare la zona Champions, e per chi è abituato a competere solo per vincere, potrebbe essere un obiettivo troppo riduttivo, e nel calcio, si sa, le motivazioni fanno spesso la differenza nell’ottenere i risultati. Ecco perché il derby, per l’Inter, rischia seriamente di essere uno spartiacque. Per questa stagione, e forse anche per la prossima.
Andrea Salvini
Redazione Sportiva Radioeco.it