Che succede se un sabato sera scappi da Pisa? Probabilmente scopri tesori, specialmente se sali al Circolo Montemagno di Calci. E noi di Radioeco siamo cercatori instancabili di ricchezze musicali.
Avevamo avuto notizia dell’esibizione a Calci di una delle voci che più ho apprezzato tra le uscite discografiche di quest’anno, ovvero Eco Nuel. La cantautrice romana, accompagnata dalla sua band, si trova in tour già da diversi mesi per promuovere il primo album da solista: Almost white.
Quando arriviamo, forse un po’ troppo presto per le zone del circondario pisano, il circolo è ancora pieno di tavoli con gente che sta cenando. Mi sento in imbarazzo con la mia camicia bianca e cravatta rossa… il più elegante lì aveva la camicia a quadrettoni dell’Oregon. Cerco volti conosciuti, ma niente. Per fortuna intravvedo una biondina, e la riconosco subito. E’ la nostra Eco Nuel. Con lei insieme al mio fido Spinelli c’intratteniamo in una piacevole conversazione per approfondire un po’ la conoscenza dell’artista, oltre che della persona.
Il tempo vola, e già sono le undici e mezza. Ho conosciuto nel frattempo anche il chitarrista e il batterista del gruppo, che provengono dai Proteus 911, band che si è ritagliata una sua popolarità nell’ambiente post-rock italiano. Quando iniziano a cantare dentro la sala ci sono venti persone… un concerto per davvero pochi intimi. Quello che ascoltiamo dal vivo è la sorella gemella di Almost White in studio, ma una gemella che ha un’altra anima, decisamente più rock rispetto all’eterea raffinatezza di molti passaggi in studio.
Massimiliano Gallo (chitarra) e Cristian Motta (batteria) sono più che un semplice supporto, ma circondano e difendono la voce di Eco. La loro tecnica è maniacale, soprattutto la batteria fa un lavoro egregio, lavorando con dinamiche e tempi diversi anche all’interno dello stesso pezzo. Alcuni passaggi rievocano la batteria dei Faith No More. Grande cura c’è anche nel lavoro di sinth, con episodi che spaziano dalla rarefazione trip-hop sino alle tinte più darkwave.
La personalità della cantante è sospesa tra due forze, tra la timidezza e la languida provocazione, la sua voce suona come quella di Charlotte Gainsbourg, ma poi prende quota con un’energia da Pj Harvey. Le ballad, pochissime per la verità, sono sospese tra la dolcezza di un Nick Cave e l’algidità new wave. Il resto è tanta inquietudine, poi serenità, poi ancora malinconia, e rabbia. C’è tutto lo spettro dell’emotività femminile dentro quella voce. Ci sono storie diverse in ogni singolo brano.
Lei è bellissima, sarebbe sciocco negarlo. Si verifica quella rarissima congiuntura di pianeti, in cui la bellezza del cantato rispecchia la bellezza degli occhi, la delicatezza del volto. La sua presenza è un fatto artistico quanto la sua voce o le sue mani sulla tastiera. Ma non insisto oltre nel dirlo, altrimenti questo non sarebbe un report, ma una lettera d’amore.
Il concerto dura parecchio, circa un’ora e mezza. I nostri non si negano di fronte alla richiesta di un bis… nonostante fossimo in otto a chiederlo. C’era un bel clima familiare. Ed è stato bellissimo poter fumare insieme un minuto dopo il concerto, e poter parlare dell’esibizione come tra vecchi amici. Questo clima giova a rubare un’intervista alla nostra Eco Nuel, che risponderà alle mie domande. Ma badate bene, ero frastornato e un po’ confuso… lei ha una voce ipnotica, e mi sentivo come Ulisse di fronte alle sirene. Lei ha raccontato molto del disco e del rapporto con i suoi musicisti, per capire un po’ da vicino come tanti opposti nelle sue mani diventino una cosa sola.
Giuseppe Flavio Pagano – redazione musicale