Il calcio può attendere

 

 

 Per una volta si può fare a meno di parlare di calcio…tanto ne parlano sempre tutti..continuamente…e in quest’overdose di pallone finisce peraltro che si rischia di annoiare o di essere trascurati anche quando si propongono idee interessanti. E poi questa rubrica vuol essere una finestra aperta su tutti gli sport, vuol raccontare storie e non soltanto dedicarsi ad analisi da “sapientini”.

Quindi oggi parliamo di pallavolo e facciamo i complimenti alla nazionale femminile di volley, che per il secondo anno consecutivo si è aggiudicata la Coppa del Mondo (svoltasi in Giappone dal 4 al 18 Novembre), vincendo 10 delle 11 partite disputate (l’unica sconfitta è arrivata ad opera degli USA, che si sono classificati secondi) in terra nipponica. La squadra di coach Barbolini, eccellente nel restituire motivazioni e fiducia ad un gruppo uscito deluso dal 4° posto agli Europei, ha vinto con pieno merito la manifestazione più difficile a livello tecnico, perché se è vero che la Coppa del Mondo non ha il fascino e il blasone di un Mondiale o di un’Olimpiade, è altrettanto innegabile che quando in meno di 15 giorni si affrontano tutte le squadre più forti del pianeta, e si arriva al primo posto, non si può non essere considerati la squadra più forte. Non ci sono scontri diretti, tabelloni facili e sorteggi fortunati: devi giocare contro ogni avversaria, e se finisci sul gradino più alto, la vittoria non può avere discussioni.

Discussioni che speriamo adesso si plachino anche nei confronti della panchina azzurra, prematuramente messa in bilico dopo il mezzo passo falso nella rassegnata continentale. I meriti di Barbolini sono ancora più evidenti proprio per questo: mentre nell’ambiente in molti già parlavano di ciclo finito e proponevano come nuovo allenatore Guidetti (attuale tecnico delle Germania femminile), l’uomo-guida delle nostre campionesse teneva salda la nave in mezzo alla tempesta, affidandosi all’orgoglio e alla classe di giocatrici esperti, alle quali affiancava giovani ragazze piene di talento, freschezza, vitalità, esuberanza e di quel pizzico di spensieratezza che non fa mai male quando c’è da lasciarsi alle spalle una delusione. E questo non abdicare alla tempesta, da tentativo di sopravvivenza si è trasformato col passare dei giorni in un progetto capace di riportare la nostra nazionale sul tetto del mondo, segno che mentre il “contorno” gettava discredito sulla figura di Barbolini, le ragazze sono rimaste al suo fianco, credendo in ciò che lui proponeva, nel suo valore di uomo e di mister, e rispondendo sul campo a quanti ormai le ritenevano “vecchie glorie”. La gloria invece è presente ed il merito è tutto loro, squadra coach e staff (senza virgole, un blocco unico), che infatti alla domanda: “ A chi dedicate questo titolo?”, hanno risposto in coro: “A noi”. Non volevano, giustamente, che nessuno salisse sul carro dei vincitori dopo aver remato contro. Anche in questo campioni, per aver sconfitto l’ipocrisia!

Andrea Salvini

Redazione Sportiva

 

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