Keith Haring: Il puzzle del mondo

 

Keith Haring era un giovane artista americano morto di Aids nel 1990 a poco più di trent’anni.  Fu conosciuto in tutto il mondo a partire dai  Subway Drawings, veloci disegni in gesso sui pannelli pubblicitari nei sotterranei della metropolitana che sembrano voler catturare  l’occhio dello spettatore e trascinarlo magneticamente verso un mondo lontano dalla monotonia del quotidiano salire e scendere da un treno. I suoi murales temporanei trasformano le figure in veicoli di comunicazione di massa. Grazie alla loro semplicità grafica attivano una forma di comunicazione con un “linguaggio visuale” comprensibile da tutti. Il lessico grafico in questo modo va a fondersi con quello verbale e con l’intenzione dell’autore stesso: “i miei disegni non vogliono imitare la vita, cercando di crearla, ciò si avvicina di più ad una idea primitiva, non uso le linee ed i colori in senso realistico”.

L’idea di realizzare un murale a Pisa nasce dall’incontro accidentale a New York tra Haring e un giovane studente pisano. Il tema di questo graffito arrampicante è quello dell’armonia e della pace nel mondo, percepibile attraverso la combinazione delle 30 figure, incastrate come in un puzzle, che “affollano” i centottanta metri quadrati della parete del Convento di Sant’Antonio di Pisa. Ogni personaggio va a rappresentare un diverso aspetto della società: le forbici umanizzate simboleggiano la collaborazione tra le persone per sconfiggere il serpente, simbolo del male, intento a divorare la testa della figura adiacente; la donna con il bambino richiama l’idea di maternità, i due personaggi che innalzano il delfino esprimono il rapporto con la natura. Le tonalità scelte dell’artista vogliono attenuare la violenza cromatica della composizione cercando di adeguare questa opera al contesto socio ambientale della città. Questo è l’unico lavoro di Haring che viene concepito sin dall’inizio come permanente, infatti è il solo al quale l’artista ha concesso più tempo nel realizzarlo: una settimana rispetto agli altri conclusi nell’arco della giornata. Il titolo del murale, “TUTTOMONDO”, cerca di riassumere la costante ricerca di fusione tra opera e pubblico, raffigurata dal personaggio giallo che corre al centro della composizione, sullo stesso piano dei passanti. I trenta personaggi del murale hanno la stessa esuberanza e forza energica dell’autore, sembrano muoversi in una danza armoniosa accompagnata dalle note di un inno alla vita.

Nell’agosto scorso si è constatato che l’opera di Haring, per sua natura esposta a smog ed agenti atmosferici, dopo 22 anni dalla sua creazione aveva bisogno di essere restaurata per ovviare all’inevitabile perdita di brillantezza dei colori. A fine mese sono state montate delle impalcature che hanno permesso l’analisi di un team di esperti composto da Salvatore Settis, storico dell’arte, Perla Colombini e Antonella Gioli, docenti di chimica organica e di Storia e tecnica del restauro all’Università di Pisa, Alba Macripò della Sovrintendenza ai beni artistici di Pisa, e i funzionari del Comune Mario Pasqualetti e Daniela Burchielli, con il coordinamento dell’assessore comunale alla cultura Silvia Panichi. I fondi necessari, per un ammontare di 80.000 Euro, provengono in parte da un finanziamento regionale ottenuto dall’Università di Pisa ed in parte dalla fondazione statunitense The Friend of Heritage Preservation. Fa parte del progetto anche la Caparol, azienda che fornì gratuitamente ad Haring i colori per la creazione dell’opera e che, nell’ambito del restauro, ha dato informazioni fondamentali. I lavori sono stati diretti da Antonio Rava e Will Shank che hanno utilizzato un metodo curioso: per riportare all’originaria vivacità i colori utilizzati è stato utilizzato un gelificante vegetale ricavato da alghe rosse asiatiche ed utilizzato anche in cucina come addensante, l’agar-agar. Questa sostanza infatti ha la capacità di eliminare il carbonato di calcio, responsabile dell’opacizzazione dei colori, per approdare ad una nuova filosofia del restauro: non si aggiunge alcuna sostanza all’opera originale ma piuttosto si toglie l’agente che ha determinato il deterioramento.

I lavori sono terminati in questi giorni e dal 15 novembre il wall painting è libero dalle impalcature. L’opera è protetta da una pellicola di polisilossani per preservare i colori nei mesi invernali, mentre in primavera sarà applicato il protettivo definitivo, una sostanza idrorepellente e traspirante, e sarà deciso se mantenere la barriera di vetro che attualmente ricopre il murale o se sostituirla con un’altra di materiali diversi. L’opera sarà costantemente monitorata dal dipartimento di chimica e chimica industriale dell’Università di Pisa. La Fondazione Keith Haring di New York, da parte sua, ha stanziato 60 mila dollari per continuare il progetto di conservazione del dipinto.

Abbiamo sentito l’assessore alla cultura del Comune di Pisa, Silvia Panichi, che ci ha raccontato più in dettaglio le operazioni di restauro e ha commentato il completamento dei lavori:

“Il progetto è partito lo scorso agosto e si è potuto realizzare grazie ai finanziamenti, in parte regionali, richiesti dal dipartimento di chimica dell’Università, e in parte provenienti da una società filantropica di Los Angeles. Tutto l’intervento è stato monitorato da un team di esperti locali e da due restauratori di grande fama: il torinese Antonio Rava e l’americano Will Shank. Sono state predisposte delle impalcature messe a disposizione dal Comune e, al primo monitoraggio, è stato deciso che sarebbe bastata una pulitura meccanica del dipinto, intervenendo con l’agar che permette di agire senza utilizzare sostanze invasive. Per ultimo è stato utilizzato uno spray che proteggerà l’opera fino a primavera, quando si deciderà quale sostanza utilizzare per garantire al dipinto un’ulteriore protezione di quattro o cinque anni. Da adesso in poi si provvederà a rinnovare gli interventi di conservazione a intervalli regolari, sempre sotto la supervisione del comitato di esperti presieduto dal Professor Settis.

Durante i lavori abbiamo avuto il piacere di ospitare Julia Gruen, presidentessa della fondazione Haring, che ha apprezzato molto il nostro intervento, tanto che l’associazione ha stanziato dei fondi per la conservazione dell’opera.  La Gruen ha potuto incontrare Pier Giorgio Castellani che, a suo tempo, convinse Haring a lavorare a Pisa, e questa è stata un’occasione importante di rievocazione della memoria storica che sta dietro alla creazione del murale.

Come Comune di Pisa siamo molto contenti di aver riportato all’originario splendore un’opera di grande importanza che rappresenta quasi il testamento di Haring, essendo il suo ultimo lavoro pubblico. Il wall painting si ambienta benissimo nell’architettura di Pisa di cui l’artista apprezzava la medievalità ed i colori. Purtroppo negli anni se ne era perso il valore: prima davanti al muro che ospita il dipinto c’era un deposito di autobus, oggi invece c’è un caffè intitolato ad Haring. L’opera è inserita in un contesto cittadino che cambia e siamo sicuri che diventerà sempre più un punto di attrazione per gli amanti dell’arte contemporanea. Per quanto riguarda il restauro siamo contenti dei buoni risultati raggiunti che non erano affatto scontati: la sola pulitura avrebbe potuto essere poco soddisfacente, data la sua scarsa invasività; invece, grazie anche alla consulenza della Caparol che dispone di informazioni preziose sulla creazione del murale, è stato raggiunto un risultato eccellente che riteniamo sia da consolidare”.

 

Lara Dal Monte e Martina Luporini

Redazione News

 

 

 

 

 

 

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