Si apre con un “Caro Enzo Biagi, caro Montanelli…”, la prima puntata di Servizio Pubblico, il nuovo programma di Santoro, “una piccola rivoluzione” del mondo dell’informazione.
Dopo la cancellazione di Annozero dalla tv che tutti conosciamo, il conduttore ha preso una decisione davvero sconvolgente: non accettare un contratto a La7 – ormai diventata la terra promessa dei dissidenti – e creare un format che viaggia online, trasmessa da Sky e da siti di quotidiani quali il Corriere della Sera.
“100.000 persone hanno acceso le luci di questa sera”, ha dichiarato Santoro. Ha ragione: è solo grazie alla gente comune che è stato possibile costruire qualcosa di davvero “pubblico”. I sottoscrittori non sono solo ideali, bensì materiale: ognuno ha versato una quota per la realizzazione del programma, di anche solo 10 Euro. E’ una forma di idea collettiva che prende vita e si affida ai fedelissimi del conduttore. Ad accompagnare Santoro, infatti, c’è Marco Travaglio, fedelissimo, che presenta un caso di disinformazione, un come-stravolgere-le-parole in piena regola.
Lo scenario che viene dipinto nella prima puntata di Servizio Pubblico è agghiacciante. Perchè? Perchè dovremmo ancora stupirci di ciò che vediamo o sentiamo? Dopo tutto questo tempo c’è ancora spazio per la sorpresa e lo stupore? Si. Eccome, perchè il quadro tracciato dal nuovo format è corredato da interviste, testimonianze dirette di individui anche interni alla maggioranza. Sarà il montaggio, la regia, ma è indubbio che un Parlamento di un Paese in crisi come il nostro dovrebbe lavorare e a pieno ritmo. NON E’ ACCETTABILE giocare con l’iPad mentre sul tavolo si giocano partite importanti per il futuro di tutti.
La cosa in assoluto più grave è, tuttavia, la corruzione che grava sulla casta, un sottobanco continuo che garantisce sprechi continui! Parliamoci chiaro e senza mezzi termini: il momento presente è gravato da insidie enormi. Non solo una crisi finanziaria efferatissima ed implacabile. A dispetto dei “ristoranti sempre pieni”, l’Italia paga lo scotto di un debito insostenibile e il ceto medio soffre ed ansima nel controllare i conti a fine mese. A questo dobbiamo aggiungere la natura, la quale si è rivelata una piaga notevole. C’è un’Italia che tira la cinghia ogni giorno e che la crisi la sta pagando e continuerà a farlo. A questi seri lavoratori non corrisponde una classe dirigente all’altezza e un sistema dell’informazione che sia equo ed imparziale.
E’ in questo panorama desolante che si è inserita la rivoluzione di Servizio Pubblico. Forse non cambierà le cose, ma dimostra che dare un taglio netto si può. Il programma di Santoro può piacere o meno, ma permette di sentire opinioni diverse, punti di vista variegati: dalla precaria contro i dictat della finanza a Della Valle che esprime i propri pensieri.
E mentre piove su un’Italia già zuppa, la nuova televisione cerca di rinnovarsi dal basso tentando di scacciare lontano la tempesta. 3.600.000 contatti allo streaming di Servizio Pubblico non sono certo pochi. Dimostrano che una speranza c’è. Come Santoro stesso ha detto, possiamo accendere una luce rivoluzionaria. Basta solo premere l’interruttore.
Francesca Larosa
Redazione News