E’ così, finché dura…

Scusate per le ventiquattrore di ritardo: il turno infrasettimanale della serie A si è chiuso giovedì sera con il posticipo di Palermo, ma ieri mattina non avete trovato il consueto punto sulla giornata appena conclusa. Nel tardo pomeriggio poi si torna già in campo, e così molte di queste parole potrebbero già essere smentite dai fatti. Ma d’altronde, il mestiere del giornalista è anche questo: si cercano di commentare dei fatti con arguzia critica, e poi si prova, sulla base delle osservazioni e delle convinzioni maturate, ad essere anche dei buoni profeti. Ma spesso capita di non prenderci, soprattutto quando di mezzo c’è un pallone che rotola, e tanti, troppi fattori di cui tener conto. E però, ci hanno insegnato pure che tentar non nuoce, quindi bando ai convenevoli.

La giornata che si è consumata tra martedì, mercoledì e giovedì ha detto alcune cose interessanti:

– innanzitutto che la prima della classe, per ora, è la Juventus, sbarazzatasi di una Fiorentina troppo brutta per essere vera (soprattutto nel primo tempo). Se gli uomini di Conte riusciranno a mantenere questa ferocia agonistica supportata da una condizione atletica al momento invidiabile, possono riuscire nel tentativo di riportare lo scudetto a Torino. La mancanza di coppe europee aiuta, la scarsa qualità (eccetto Pirlo) potrebbe essere un freno insormontabile;

– che l’Udinese rimane una straordinaria realtà nonostante la sconfitta di Napoli, ma che lo scudetto, al quale peraltro società, giocatori e tecnico non hanno mai pensato, non può planare in terra friulana, perché soprattutto senza Di Natale, il collettivo non sa vincere, o limitare i danni, in partite che gioca poco bene;

– che il Napoli, forte dell’esperienza dello scorso anno e di una qualità tecnica superiore, ha ripreso a marciare portandosi a soli due punti dalla vetta; secondo chi scrive, che ne dicano Mazzarri o De Laurentiis, la Champions dovrebbe essere il secondo obiettivo, non il primo: si rischia di dilapidare ogni possibilità di giocarsi lo scudetto fino in fondo;

– che le romane sono, per motivi diversi, work in progress: Reja, allenatore che stimo, fatica a far esprimere al massimo un attacco potenzialmente devastante, nonostante Klose trovi la porta con facilità estrema. Luis Enrique è una boccata d’aria pulita per il nostro calcio: erano anni che un allenatore non perdeva un derby al 94’ senza far nessuna polemica e dieci giorni dopo usciva sconfitto da Genova orgoglioso del gioco espresso: “pazienza per il risultato, è stata la Roma migliore della stagione”

le milanesi sono agli antipodi: vicine solo poche settimane fa, lontanissime adesso: da un lato una società con un progetto, che ha saputo tener dritta la barca nella tempesta, giocatori che seguono l’allenatore, e che scalano la classifica in modo inesorabile (sono loro i favoriti), dall’altro lato un ciclo finito che ci si è ostinati a non voler considerar tale, con un allenatore chiamato a mettere pezze ad un paio di pantaloni completamente rotti: a volte serve ricomprarli.

Oggi e domani si gioca, e parlerà il campo: probabilmente se leggerete questo articolo lunedì lo troverete fuori luogo; ma attenzione, queste sono considerazioni per il lungo periodo; nel breve, sono il primo ad ammettere possibili sorprese. Anzi, ve le anticipo: vittoria della Roma con il Milan, vittoria dell’Inter con la Juve.

Andrea Salvini

Redazione Sportiva

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