Three in one gentleman suit – Pure

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THREE IN ONE GENTLEMAN SUIT
Pure

2011 // Upupa Produzioni / Fooltribe / In the Bottle Records / diNotte Records

Attenzione: questa recensione non intende essere lineare nè fare chiarezza su un bel nulla.
Quelle che state per leggere sono chiacchiere su un album Bello in free download qui da più di due settimane. Mentre un sacco di gente intelligente ha avuto fin da subito qualcosa di acutissimo da dire su questo lavoro, io faccio ancora fatica a capire Cosa Diamine. No, non mi sembra un buon motivo per rinunciare a scriverne.

 

Il problema è che sono una di quei fan musicalmente reazionari che vorrebbero veder pubblicare dai loro beniamini solo appaganti e inutili raccolte di cover degli album precedenti. Stavo quasi per consegnare ai Boss la recensione di “We build today”, splendido, penultimo lavoro dei Tiogs, facendo finta di nulla.

Poi, qualche ora fa, ho Capito.

“Pure” non è un album per fan del mio genere e proprio per questo ci fa un sacco bene. Il primo impatto è straniante e magnetico insieme. Ci si può sentire maltrattati da questa inedita arroganza digitale, ma non si riesce a smettere di ascoltare. “Confusion is pleasure”, dicono i Tiogs, e io so che ci devo credere.

Una delle poche cose evidenti fin da subito è come i nostri abbiano definitivamente abbandonato le orme dei Karate, chiaro riferimento dei primi lavori, risparmiandoci la disperazione per l’ennesima band stratosferica risucchiata nel vortice letale del gez.

Niente più Karate al gusto di math-rock, quindi, ma sintetizzatori di prepotenza e una voce sporcata e grattuggiata come solo in Emilia sanno fare, senza per questo trascurare i marchi di fabbrica propri del trio fin dagli esordi: i testi di rara lucidità psico-antropologica, l’attenta e non convenzionale costruzione delle linee vocali, la cura algebrica di chitarre e sezione ritmica.

“Pure” è un album composto da un pot-pourri di 9 canzoni, per un totale di 36 minuti di stupore, sopracciglia aggrottate e pose da pensatore di Rodin. Nove edifici complessi ed eterogenei, le cui aree migliori si rivelano solo con un’esplorazione paziente e minuziosa. “Pure” non è un album per frettolosi.

Dopo una decina di ascolti, forse anche grazie ad un effetto mantra, “Pure” diventa l’album che vuoi consigliare a tutti quelli che ti conoscono. Anche se, lo devo dire, ora lo dico, c’è questo pezzo che mi lascia ancora parecchio perplessa e che si intotola “Upcoming poets”. Da qualche parte ho letto che in questo lavoro avremmo trovato gli Animal Collective e i Tv On the Radio. Io ce li sento un sacco solo qui, però non mi sembrano mica tanto in forma, eh. Fortunatamente si tratta di un episodio isolato. Li perdoniamo, perché tutto il resto trasuda buon gusto a litri.

Alla produzione di “Pure” ha lavorato un bel po’ di gente in gamba, tra cui Giulio Favero, Bruno Germano dei Settlefish e Gianluca Turrini. Parte delle registrazioni è stata affidata all’aucano Giovanni Ferliga, e non mi venite a dire che non si sente.

Dietro “Pure” ci sono mesi e mesi di imprecazioni e patimenti e sudore, se ne sente l’eco e l’odore. A detta del trio modenese, si tratta del disco più faticoso che abbiano mai fatto (finora).

Ora tocca a noi faticare. Due i buoni propositi per la brutta stagione:

– Testare “Pure” dal vivo, così da fugare ogni rimasuglio di dubbio e urlare col ditino puntato le miriadi di ritornelli killer che ci ha regalato (tra i miei preferiti, quello tutto uno “struggle” di Mountains Vs Plain)

– Acquistare l’album nel mondo delle cose reali, perché qualcuno sostiene che chi lavora sodo andrebbe anche ricompensato, ogni tanto. Inoltre, la grafica sarà di Legno: roba pregiata.

 

Chiara Vitrano