RED HOT CHILI PEPPERS – I’m with you

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E’ uscito il 26 agosto 2011 l’ultimo lavoro dei Red Hot Chili Peppers, I’m With You, decimo album della storica band californiana dalla carriera ormai quasi trentennale.

Anthony Kiedis, Flea, Josh Klighoffer e Chad Smith confermano la tendenza melodica e molto più “soft” degli ultimi album, anche se non si può negare che I’m With You sia un punto di svolta per il gruppo, che abbandona, forse definitivamente, il classico sound funk-metal, quasi sempre crudo e ruvido, che li ha caratterizzati sin dalla fine degli anni ’80.

Una scelta, questa, indubbiamente maturata durante il lungo periodo di stasi intercorso tra il nono disco, Stadium Arcadium (2006), e quest’ultimo, in cui alcuni dei membri del gruppo hanno ampliato i propri studi e le proprie conoscenze musicali o addirittura prodotto altri lavori da solisti (decimo disco solista di Frusciante ed un disco hardrock per Chad).

Altro elemento determinante per la mutazione nello stile della band è stato il cambiamento nella line-up: John Frusciante è uscito dal gruppo (come scrisse Enrico Brizzi) per la seconda volta, lasciando il posto a Josh Klinghoffer, già collaboratore del primo come polistrumentista in un lavoro alternative-rock, e già alla corte dei Red Hot durante il tour di Stadium Arcadium.

Josh porta con sé un suond tra lo psicheledico e l’elettronico, frutto delle sue precedenti esperienze sperimentali. Ci si ritrova quindi con dei Peppers ridimensionati, più malinconici e pacati, con delle atmosfere più rilassate e meno aggressive.

Il cambiamento lo si intuisce già dal primo singolo, dall’improbabile e fuorviante titolo di The Adventures of Rain Dance Maggie, che purtroppo non raccoglie molti consensi (44° in UK e 38° in USA). Sembra che a questo primo assaggio dell’album manchi proprio quel “pepe” a cui i Red Hot ci avevano abituati in passato (si pensi ad Around the World, primo estratto da Californication, e Warped, da One Hot Minute.
Il disco inizia con un pezzo di movimento, Monarchy of Roses, che evoca rimembranze funky ci fa sperare in un successivo crescendo.

Purtroppo non è così: nessun riff di impatto, assolo che colpisce o intermezzo interessante; c’è un accenno di ripresa in Look Around che riesce ad aggiungere giusto una pallida colorazione ad un’opaca scala di grigi.

Una chitarra non solista ma di ambiente, che avvolge ma non graffia; un Flea meno protagonista del solito, con passaggi melodici piacevoli ma non esplosivi; un Anthony che sa come interpretare il tutto con l’inconfondibile voce calda, che però non esce quasi mai dalle righe in stile Give it Away.

Piacevole e toccante è Brendan’s Death Song, pezzo dedicato a Brendan Mullen, storico giornalista e icona punk americana deceduto il 12 ottobre 2009 all’età di 60 anni.

Si apre forse con questo disco una nuova era per i RHCP, e sarà indubbiamente difficile per i fan di vecchia data abituarsi.

Da apprezzare, comunque, questa vera e propria innovazione dopo quasi trent’anni di carriera, e la continua spinta e passione verso la musica, che nonostante i trascorsi tormentati della band e gli innumerevoli cambiamenti nella formazione li porta ad essere tra i gruppi più popolari e longevi della storia del rock.

Chiara Calastri e Joe Erre

2011; Warner Bros Records.

 

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