Se tutti voi siete come me, cioè non ne potete più della stagione regolare della NBA dove le squadre forti giocano con il freno a mano tirato e quelle deboli a metà campionato smettono di giocare e si concentrano sulle statistiche dei singoli, bene è arrivato il nostro momento.
Sabato sera alle 19 circa, ora italiana, inizieranno ufficialmente i Playoff NBA del 2011.
Facciamo un passo indietro per analizzare quello che ci ha proposto la stagione regolare. La squadra che ha più impressionato nei primi 4-5 mesi è stata San Antonio, capace di non perdere quasi mai e di mostrare un trio Parker-Ginobili-Duncan tirato a lucido più che mai, ben supportati dai vari Blair, Hill, Jefferson e “tale” Gary Neal, si quel Gary Neal che giocava non più tardi di 12 mesi fa alla Benetton Treviso con risultati modesti. La storia di Neal è la più classica delle favole NBA. Summer League discreta, strappato un contratto a tempo determinato e sicuro panchinaro in stagione; come in tutte le favole accade un qualcosa che permette al nostro “eroe” di avere la chance di mettersi in mostra, l’infortunio del rookie James Anderson. Bene, da quel giorno Neal è diventato un membro fisso delle rotazioni degli Spurs, grazie alla sua faccia tosta e alla totale mancanza di timore nel prendersi un tiro (non da tutti nella squadra di Coach Popovich). Pertanto grande sorpresa Spurs con a sua volta grande sorpresa Neal. Detto questo, la squadra del Texas dopo la pausa dell’All-Star Weekend ha leggermente rallentato la sua corsa, ma senza farne un dramma perchè la cosa era fisiologica, vista anche la carta d’identità dei leader. Alla fine comunque miglior record ad Ovest e secondo migliore della lega. Procedimento inverso sempre ad Ovest, hanno fatto i campioni in carica dei Lakers, appena sufficienti nella prima metà, più che buoni nella seconda. Anche qui il tutto era ampiamente previsto (da Coach Zen) vista anche qui l’età degli interpreti, Kobe su tutti. Ma, come dice il proverbio, mai sottovalutare il cuore di un campione (never underestimate the heart of a champion ndr).
Al terzo posto ci sono i “soliti” Mavs che da molti anni ormai ci regalano stagioni regolari da 50,o più, vittorie e poi grandi delusioni in post-season, culminate con la finale persa nel 2006 in maniera rocambolesca a dir poco. Anche quest’anno io il mio ipotetico dollaro da scommettere, non lo metterei sulla squadra di Wunder Dirk Nowitzki, che mi sembra abbia qualcosa in meno delle altre pretendenti al titolo, anche, ma non solo, per l’assenza prolungata di Caron Butler, che garantiva un buon apporto in fase offensiva.
Al quarto posto ci sono i possibili e probabili outsider di questi Playoff e cioè le “young guns” degli Oklahoma City Thunder. La squadra che già la scorsa stagione, con un roster acerbo e privo di lunghi, aveva messo in seria difficoltà i Lakers, quest’anno oltre ad aver acquisito esperienza sul campo si è anche rinforzata sotto le plance, sacrificando i punti di Jeff Green (direzione Boston), acquisendo dai Celtics Kendrick Perkins, uno dei centri più duri e di sostanza (passatemi il termine) dell’intera lega e Nazr Mohammed, insomma centimetri, chili ed esperienza, tutto quello che mancava ai Thunder lo scorso anno. Quindi Spurs attenzione a Oklahoma, in virtù del probabile scontro al secondo turno dei Playoff.
Tra le altre quattro qualificate ai playoff meritano citazione ovviamente la New Orleans di Marco Belinelli, il quale giocherà la post-season per la prima volta da quando è nella lega, dovendo però fare a meno dello scoring leader David West (e comunque avrebbero raccolto poco contro i Lakers); e Denver che lasciato partire Carmelo ha tenuto un ruolino di marcia invidiabile, grazie anche al nostro Danilo Gallinari, che però purtroppo affronterà OKC al primo turno e quindi, salvo sorprese, uscirà.
Passando ad est, iniziamo subito da chi ha sorpreso tutti aggiudicandosi addirittura il miglior record dell’intera lega: i Chicago Bulls. Visto che a inizio anno si parlava solo di Boston e di Miami, i Bulls sono passati inosservati fino a metà stagione, quando hanno incominciato a macinare vittorie su vittorie, e Derrick Rose ha messo insieme numeri e prestazioni che hanno rafforzato la sua candidatura a MVP della stagione, che a questo punto è diventata quasi una certezza. Ma la vera forza di questa squadra è il gruppo. Coach Thibodeau (fino ad ora specialista della difesa per i Celtics) ha costruito una squadra solida, basata su una difesa asfissiante e un attacco, sì nelle mani di Rose, ma dove ognuno ha il suo ruolo: emblema di ciò Carlos Boozer e Luol Deng, miglioratissimi in difesa e precisi in attacco. Poi ci sono tanti “role-players” come i tiratori Korver e Butler, i difensori Bogans e Brewer e l’esperto Thomas. Insomma, a questa squadra potenzialmente non manca niente, ma è da verificare a livello playoff data la giovane età.
Dietro i Bulls troviamo, dopo un bel testa a testa con Boston, i chiaccheratissimi Miami Heat, che nonostante tutte le critiche e tutte le pressioni subite, hanno portato a termine una regular season di tutto rispetto. Anche qui la principale fonte di vittorie (big 3 a parte) è la difesa, dove coach Spoelstra (criticatissimo) ha affiancato alle tre stelle giocatori “tutta sostanza”, come i vari Dampier, Anthony, Howard, Chalmers e Haslem (che tornerà presto). Come per Chicago, ci sono tanti “spot-up players” vedi James Jones, Mike Miller(e il suo contratto), Eddie House e ultimo Mike Bibby. Quindi anche qui sulla carta non manca niente… ma sulla carta non si vincono i titoli.
Al terzo posto troviamo i soliti Boston Celtics, per i quali il discorso è analogo a quello fatto per gli Spurs, in sostanza grande avvio e finale tirando il fiato. Coach Rivers ha deciso a metà stagione di privarsi di Kendrick Perkins, considerando la fase difensiva già sufficiente così com’era, acquistando da OKC Jeff Green, un “4” atipico con tanti punti nelle mani da affiancare a Garnett in un quintetto inusuale ma dal potenziale offensivo straripante con i vari Allen, Pierce e Rondo. Squadra già vista e ri-vista, ma dalla forza enorme.
Meritano ovviamente citazione in quest’articolo i New York Knicks, che ritornano ai playoff dopo 7 anni e ci tornano dopo una stagione controversa fatta di alti e bassi, progetti iniziati e poi sconfessati, ma anche di vittorie e buone prove.
La squadra che fino alla pausa di metà stagione andava benino, è stata smantellata per permettere l’arrivo di una superstar del callibro di Carmelo Anthony (con altri annessi e connessi), perchè a New York vige la regola che se c’è la possibilità di prendere questo tipo di giocatori, devono esser presi a tutti i costi. Detto ciò il primo impatto di Carmelo sui risultati è stato disastroso, visto che per un mese non c’é stata in pratica alcuna vittoria, salvo poi riprendersi nelle ultime due settimane di stagione. Ora la squadra di Mike D’Antoni affronterà contropronostico i Celtics di Doc Rivers, però sognare non costa nulla, specie nella lega “dove l’incredibile accade”….